Pentecoste. Omelia di don Mario Delpini. (1)

 

225px-Rublev_Saint_PaulProponiamo la prima parte dell’omelia di Pentecoste dello scorso anno del nostro don Mario:

Gemiamo interiormente
Rm 8,23

1. C’è un gemere …
C’è un gemere che è seminagione di malumore, il lamento inconcludente, l’inerzia del malcontento così ripiegato su se stesso da non lasciare varchi alle domande, alle sorprese, alle rivelazioni.
C’è un gemere che è lo sfogo dell’insofferenza, quell’essere esasperati che rende intrattabili, quella suscettibilità che interpreta tutto in male e ogni minuzia malriuscita come una offesa personale intenzionale.
C’è un gemere che è l’aggressività dell’invidia, della gelosia, che si rode nel risentimento, si riempie di mormorazioni, di insinuazioni, si abbevera all’amarezza e non riesce a stare lontano dallo spettacolo che lo ferisce, dal pensiero che lo tormenta, dalla constatazione che lo irrita.
C’è un gemere che è l’alibi alla conversione, che giustifica la propria mediocrità rivolgendo critiche a tutto e a tutti, e trova buone ragioni per dimettersi dalle proprie responsabilità nella cattiveria irrimediabile del mondo, nell’inaffidabilità cronica degli altri, nell’elenco dei torti subiti e di immaginarie persecuzioni.
C’è un gemere che non invoca niente. (segue)

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