Ironia, autoironia e libertà.

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Ironia, autoironia e libertà

“«La libertà – scriveva Victor Hugo – comincia dall’ironia» e la libertà non è valore da poco. Faccia seria, muso lungo, occhi bassi, aria indaffarata, frenesia compiaciuta, pensiero altrove, alta autostima, pregiudizio pronto, certezza sulle proprie idee e sui propri mezzi. A volte consegnamo la nostra libertà in mano alle sicurezze che noi stessi ci siamo costruiti, imprigionandola per difenderci da un mondo che cogliamo nemico e per non metterci in discussione. L’altro giorno, per strada, stavo per incrociare una persona che non giudico molto Continua a leggere

Umilmente ti chiedo perdono

Umilmente_perdonoEcco un’altra serata al Betania’s, e si parla ancora di Edoardo Vianello come autore.

Non solo autore di canzoni di successo ma non impegnate, ripete l’esperto della canzone del bar… “Come  “Umilmente ti chiedo perdono”, tanto ben riuscita che, dopo oltre quarant’anni, sembra sia stata composta l’altro ieri. Ti colpisce, ed ancor di più se hai una figlia!

Ti emozioni, se pensi ad una piccola bimba stretta alle ginocchia del padre, e ti si stringe il cuore se il padre le chiede perdono “se papà più non gioca con te”.

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“Totus tuus”.

Vi prego vivamente, per l’amore che vi porto in Gesù e Maria, di recitare il Rosario tutti i giorni, perché, al momento della vostra morte, benedirete il giorno e l’ora in cui m’avrete creduto e dato ascolto.

(San Luigi Maria Grignon di Montfort).

 Papa Giovanni Paolo II era particolarmente devoto a san Luigi Maria e al “Trattato di vera devozione alla santa Vergine” (sua principale opera): è stato il pontefice che maggiormente ha promosso la spiritualità monfortana che è molto presente nel suo magistero. Come suo motto scelse le parole: «Totus tuus» che derivano proprio dal “Trattato” come spiega lo stesso pontefice:
« Ecco spiegata la provenienza del Totus Tuus. L’espressione deriva da san Luigi Maria Grignon de Montfort. È l’abbreviazione della forma più completa dell’affidamento alla Madre di Dio, che suona così: Totus Tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor Tuum, Maria.

Sono tutto Tuo e tutto ciò che è mio è Tuo. Ti accolgo in tutto me stesso. Offrimi il Tuo cuore, Maria.

Che cosa nutre il Pianeta? L’amicizia.

l'amore contaPenso spesso con convinzione a due cose riguardo l’amicizia, che sembra siano di significato opposto:

l’amicizia ha assolutamente bisogno di essere coltivata, alimentata”, come si fa per il matrimonio;

conoscere semplicemente una persona da lunghissimo tempo ti lega a lei in maniera davvero speciale“, anche se magari le hai rivolto la parola solo occasionalmente.

Non ha prezzo, intendiamoci,  essere amici per sempre. D’altra parte amicizia e amore hanno la stessa radice etimologica.

E, a modo loro, nutrono il Pianeta.

Punti luminosi.

infiito charlie brown“Dichiaro di non saperne assolutamente nulla, ma la vista delle stelle mi fa sempre sognare come pure
mi fanno pensare i puntini neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi. Perché, mi
dico, i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili dei punti neri della carta di Francia?”

da “Lettere a Theo” –  Vincent van Gogh –

In certe cantiche della Divina Commedia la parola “stella” indica come le nostre domande di uomini abbiano un nesso con il Cielo, con l’Infinito. E per questo è normale che, forse consapevoli (come Charlie Brown) o forse no, l’Infinito ci imbarazzi un po’. Ci faccia sentire ancora più piccoli.

"Notte stellata" particolare -1889
“Notte stellata” particolare -1889

“Sento talvolta un bisogno fortissimo di religione, allora esco e dipingo le stelle. Non so perché ma la vista delle stelle mi fa sognare. Penso spesso che la notte sia più viva e immensamente colorata del giorno.”  (Vincent a Theo)

Dedicato a mia nonna

nonna_IgiaOggi la mia incredibile nonna Luigia avrebbe compiuto 100 anni. Così le scrissi sei anni fa, il giorno successivo alla sua nascita al cielo. A questa inossidabile donna che mi iniziò alla fede.

Uboldo, 3 Novembre 2009

“Gabriele, sa sum chi a fa? Le minga mei murì? Signur, tiram là!”

Questo era il saluto col quale mi accoglieva, con voce lamentosa e alzando le mani al cielo. Io sistematicamente le rispondevo prendendola in giro: “Sperem che ul Signur al ta tira là da cursa. Ma ricordas da lasà chi i dané!”

Al che lei si arrabbiava e con piglio deciso mi rimetteva subito a posto, replicando più o meno così: “Uì ti! Va che mi a podi minga murì! A lovi e a stiri anca mo’ par violtar. Sa fasìi senza da mì?”

Ecco, questa era mia nonna. Una donna d’acciaio per salute, fibra e temperamento.

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