Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
– Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
– Un momento – rispose Socrate. – Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
– I tre setacci?
– Ma sì, – continuò Socrate. – Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
– No… ne ho solo sentito parlare…
– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
– Ah no! Al contrario
– Dunque, – continuò Socrate, – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?
– No, davvero.
– Allora, – concluse Socrate, – quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?
Mese: giugno 2016
Eremite. Storie di donne nel deserto.
Nei primi secoli del cristianesimo non c’erano solo i “padri”, c’erano anche le “madri”, a migliaia, spesso in comunità, testimoni di vita ascetica e monastica caratterizzata da tratti di grande modernità. (Lidia)
LORENZO FAZZINI
Si chiamavano Macrina, Paola, Sabiniana, Teodora, Olimpia, Eugenia, Marcella, Vitalina, e molte altre ancora. Il loro numero era cospicuo: la testimonianza di Palladio, autore del IV secolo della Storia Nausicaa, indica in addirittura 3000 il loro numero. Solo nel monastero egiziano di Tabennisi se ne contavano ben 400 coabitanti Continua a leggere
Il soldatino di Andersen e il piccolo eroe tra i rifiuti.
Le reminiscenze bibliche della celebre fiaba ci aiutano a comprendere meglio la riflessione sulla “cultura dello scarto”, caratteristica del magistero di Francesco. (Lidia)
ALESSANDRO ZACCURI
Lo gettano nel fuoco, ma per lui quelle non sono le fiamme della Geènna. Sono piuttosto i bagliori della fornace da cui nel
Libro di Daniele Azaria leva il suo inno, ringraziando il Signore per aver salvato lui e i compagni dall’ira di re Nabucodonosor nonostante Israele sia ridotto allo stremo, scarto di cui a malapena si può avere compassione. Lì, nella stufa che avvampa, il Soldatino di Stagno riceve l’abbraccio miracoloso della Ballerina di Carta, che un moto di pura grazia sospinge in volo verso di lui.
È vero, Hans Christian Andersen aveva una spiccata tendenza al Continua a leggere
VI domenica dopo Pentecoste. Don Giacomo Rossi.

Es 24,3-18; Sal 49; Eb 8,6-13a; Gv 19,30-35
Vorrei soffermarmi sulla parola alleanza che è centrale nelle letture di oggi. Può sembrare una parola strana ma è infondo qualcosa che molto semplicemente identifica la relazione che abbiamo con Dio. Come se ci chiedessimo: questo Dio per il quale sono qui oggi che rapporto ha con me e con la mia vita? Cosa mi chiede, cosa vuole da me, che relazione ha con me?
In questo senso parlare di “alleanza” non è nulla di strano. Tuttavia, la cultura biblica non era individualista come la nostra e questa domanda non risuonava solo in senso personalistico e individuale: che relazione ho io con Dio. Si trattava invece Continua a leggere
Brecht
Se la pietra dicesse:
“Una pietra non può costruire una casa”,
non si avrebbero case.
E se la goccia dicesse:
“Una goccia non può formare un fiume”,
non si avrebbero fiumi.
E se il chicco di grano dicesse:
“Una spiga non può fare un campo”,
non si avrebbe raccolto.
E se l’essere umano dicesse:
“Un gesto d’amore non può salvare
l’umanità”, non si avrebbero mai
né giustizia, né pace, né dignità, né felicità
sulla terra.
Ci sono uomini che lottano tutta la vita.
E’ di loro che non possiamo fare a meno
Il dono nascosto nella nostra nebbia.
Anche nel freddo e nel grigiore degli “inverni interiori” dovremmo riuscire a fidarci di più di Dio. Grazie Lidia. Solo un mio breve accenno alla nebbia. In vernacolo meneghino scighéra o nèbia, se particolarmente intensa: nébiun. Alcuni “dizionari” (liber del carisna, una sorta di Crusca Milanese) danno la scighera come nebbiolina leggera, altri come la più intensa: “Se ved no ‘na man davanti” (Non si vede nulla a una spanna di distanza). Un articolo, l’ennesimo, di grandissima poesia della nostra Marina. E dedicato, per tanti motivi, alla nostra Carla L.
di Marina Corradi
Forse perché è un giorno così grigio che sembra autunno, nell’attraversare corso Sempione mi passa negli occhi, improvviso, il flash di una remota giornata di novembre.
Oltre quarantacinque anni fa: mio padre in auto percorreva proprio questo viale, per portarmi a scuola. Non era la solita, breve strada da casa. Dormivo Continua a leggere