Se tornare alla terra è un po’ come ritornare a se stessi.

bianchiMizzega! (ops!) La nostra Lidia è sempre capace di sorprenderci. Nell’oceano delle pubblicazioni è riuscita anche oggi a “pescare” qualcosa di, quantomeno, originale… Ancora una volta grazie!

Il mattino lo sguardo sul mio piccolo giardino mi fa ritrovare me stessa.

José Tolentino Mendonça

Uno degli aspetti più interessanti del tempo ‘disincontrato’ in cui viviamo è il ritorno alla terra. Come società siamo passati per un processo di industrializzazione accelerata che ci ha portato lontano dalla natura e dalle sue espressioni. Oggi vediamo una generazione di giovani tornare ai campi, nel tentativo di scoprire uno stile di vita altro e un’economia diversa. Con il ritorno alla terra c’è anche un ritorno, diciamo così, a quel che la terra ci può dare di più autentico quando vinciamo le forme di sfruttamento selvaggio del creato: l’uso abusivo di prodotti chimici che diventano pericolosamente tossici. Il gran numero di mercati biologici che si tengono nel cuore delle città rivela un nuovo tipo di preoccupazione per la terra. E ci sono anche molti altri segni. In molti centri urbani, per esempio, si moltiplicano i giardini verticali, vere pareti-giardini che riempiono gli spazi vuoti di alcuni edifici. Che cosa c’è di particolare in questo ritorno alla natura?
Penso si tratti della presa di coscienza che vivere distanziati da essa comporta il vivere distanziati da sé stessi. La poetessa Sophia de Mello Breyner Andresen nel suo componimento Il Re di Itaca offre questa spiegazione: «La civiltà in cui viviamo è così errata che in essa il pensiero si è scollegato dalla mano. Ulisse, re di Itaca, si fabbricò la sua barca e si vantava di saper anche aprire in un campo, diritto, il solco dell’aratro». Viviamo divisi, senza interezza e senza sapere cosa sia.
Viviamo di mezze verità, di mezze parole, esiliati da noi stessi, divorati da ritmi disumani, da necessità prefabbricate che non sono davvero le nostre. Viviamo fuori di noi, incapaci di costituirci come soggetti della nostra propria storia. Il mondo che ci attornia, però, può portarci alla sapienza.
Di tutte le poetiche del mondo, le orientali sono sicuramente quelle che hanno maggiormente lavorato sul motivo del giardino. Un autore del IV secolo, il cinese Tao Qian, ci ha lasciato la seguente testimonianza: «Da giovane non mi adattavo alla volgarità: amavo le colline e le montagne. Poi, per errore, mi lasciai prendere dalle maglie del mondo e così dissipai molti anni della mia vita. Ma l’uccello prigioniero ha nostalgia dell’antica foresta, e il pesce del ruscello ricorda quando nuotava libero nella corrente.
Avvistai a sud questi campi incolti. Per preservare la mia semplicità feci ritorno ai campi. A lungo rinchiuso in gabbia, potei infine tornare alla natura». «Tornare alla natura» si dice, nel cinese del IV secolo, fanziram. E fanziram può essere tradotto anche come ‘tornare a me stesso’. È curioso notare come, nella tradizione cinese colta, i letterati avessero tra le loro attività quella di piantare e curare un giardino. L’intellettuale era quello che si distingueva per la cura del suo giardino, non quello che produceva solo idee o parole. Un grande letterato giapponese dell’VIII secolo scrisse: «Da quando abito qui, alzo la testa e vedo la montagna. La abbasso, e odo le sorgenti. Mi giro e scorgo i bambù, gli alberi, le nuvole e le rocce. Al mattino e verso sera hanno tutti una sola voce. Istantaneamente il mondo mi abbraccia e il mio respiro si abbandona a suo agio, interiormente ed esternamente.
Dopo una notte il mio corpo si è calmato; due notti, e il mio cuore ha trovato la pace.
Tre notti, e mi sento così bene che perdo la coscienza di tutto senza sapere come ciò avvenga. Il mondo che mi attornia mi porta alla sapienza». Credo che la nostra vita rimanga incompleta se dopo avere creato orti, case e templi, non ci saremo creati un giardino.

fonte: Avvenire 12/5/1

Un pensiero su “Se tornare alla terra è un po’ come ritornare a se stessi.

  1. Camminare in spazi ancora da esplorare, legarsi al passo di chi cerca esempi piuttosto che maestri e andare insieme avanti, oltre, sospinti da quel vento interiore che porta verso ciò che è nuovo, non stanca mai.
    Tutto ha voce, tutto è voce per chi sa ascoltare. Aprirsi e lasciar entrare luci, oscurità, suoni, silenzi, profumi, colori.
    Profonda come la notte, immensa come la luce è l’unità che pervade il cuore di chi immagina e osserva tanto intensamente da saper dare senso al vento e si mostra pronto a intraprendere sentieri che, ad ogni svolta, alludono a mete ancora nuove.
    Sentieri che bisbigliano ruscelli, piccoli e grandi frescure che gorgogliano e raffinano ciotoli d’intralcio.
    Non si può passare indenni attraversando acque che possono dissetare, lavare, rinfrescare. Non è sprecata, inefficace, inutile l’acqua che cade dalla mano che avrebbe voluto contenerla, assaporarla, trattenerla, offrirla. Come acqua che cade è possibile andare, tornare, fino al grembo delle grandi acque che sanno generare.
    Così, ci sorprendiamo a dire che è altro ciò che si è chiamati a inseguire, soprattutto quando si riesce a calpestare sentieri che riportano al cuore delle cose e ottengono unità di relazioni e corrispondenze d’animo. Poi, tutto sembra sparire, risucchiato da un vortice di esistenze espropriate dalla fretta e dalla sopravvivenza quotidiana.
    Tutto muta, continuamente, frequentemente, incessantemente. Ma proprio in questo infinito gioco di trasformazioni tutto può diventare vita se solo si abbia sufficiente immaginazione e forza per tornare a inseguire sentieri che portino al cuore della vita, al cuore delle vite di quanti ci camminano accanto, vicini, legati da un filo, non sempre visibile, non sempre consapevole, che può creare unità, collegamento, travaso, scambio.
    Alla fine sarà possibile arrivare, restare, scivolare, ricominciare, ma sarà pur sempre un risalire, un riandare verso l’alto, seppure come acqua che cade.

    SENTIERI NUOVI

    di Fausto Corsetti

    Cari Amici,

    forte è il desiderio di risalire sentieri non tracciati, alla ricerca di fonti non esauribili, per costruire legami, possibilità nuove di comunicazione, travaso di confidenze, condivisione di silenzi e di sintonie altre.

    Un caro abbraccio a voi tutti.

    Fausto

    Piace a 1 persona

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...