Ubriacati di Pane.

Un’osteria di Grazia  

MARCO POZZA
Vanno all’osteria per dimenticarselo, invece lo trovano: Lui non voleva dimenticarli, non voleva lo dimenticassero. Li ubriacò di Pane.

Il loro paese è quella strada: una strada battuta nell’ora dell’imbrunire. Una strada nella quale due viandanti sfiduciati spezzano tra loro un’ultima briciola di speranza: “Almeno incontrassimo qualcuno per strada”. Coi loro volti da venerdì santo, stanno ancora celebrando la loro via-crucis, quella più funerea: tornano a casa e, rincasando, ogni cosa parla loro di Lui, dell’Amico, di quella stranissima faccenda che aveva riacceso loro il cuore, la carne, l’intuizione.

Vogliono a tutti i costi staccare da quella giornata. S’impegnano, si sforzano, non ce la fanno: Continua a leggere

Il Rosario “dentro” la vita.

paparosarioEcco un nuovo gioiello che la nostra Antonietta condivide con il Bar. Già custodito nel suo “Scrigno della Memoria” e pubblicato sul periodico della Parrocchia di San Giulio in Barlassina.

ANTONIETTA PORRO

La recita del Rosario, una devozione alla quale ci richiama in particolare l’imminente mese di maggio, era ben viva e presente nella vita quotidiana dei nostri nonni e bisnonni. Più volte mi sono sentita raccontare che, ottanta o più anni fa, nelle lunghe serate d’inverno, in tempi in cui le case erano scarsamente riscaldate, le famiglie contadine che vivevano nella medesima ‘corte’ usavano riunirsi nella stalla, approfittando non solo del calore indotto dalla presenza degli animali, ma anche della compagnia di donne e uomini che rappresentavano gli uni per gli altri una specie di famiglia allargata. In questi contesti si  Continua a leggere

Sofferenza è non riconoscere il Signore.

Janrt Brooks-Gerloff “Emmaus” Aachen, Germania

Gesù, il compagno di viaggio che non riconosciamo

ERMES RONCHI

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». […]

La strada di Emmaus racconta di cammini di delusione, di sogni in cui avevano tanto investito e che hanno fatto naufragio. E di Dio, che ci incontra non in chiesa, ma nei luoghi della vita, nei volti, nei piccoli gesti quotidiani. I due discepoli hanno lasciato Gerusalemme: tutto finito, si chiude, si torna a casa. Ed ecco che un Altro si avvicina, uno sconosciuto che offre soltanto disponibilità all’ascolto e il tempo della compagnia lungo la stessa strada. Uno che non è presenza invadente Continua a leggere

Crepa (piano piano)

Gustave Courbet “Uomo disperato” – circa 1843

Berlicche

Stiamo arrivando. Piano piano. Non ve ne accorgete? No, certo che no. Perché noi facciamo piano. Un passetto per volta. Un pezzettino per volta. Vi cambiamo. Cambiamo voi. Cambiamo te. Delicatamente. Profondamente. Cambiamo il modo con cui guardi agli altri. Cambiamo il modo con cui consideri quelli che ami. In maniera che non li ami più così. In maniera che non li ami più. Che li ami in modo diverso. Più rispettoso, diciamo. Allontanandoti. Lasciandoli andare. Tagliando i legami. Facendoti pensare che il loro bene sia non volere loro bene. Che sia il non volere il loro bene. In piccole cose. E poi nelle grandi cose. Ma non subito. Per gradi. Passando dall’amore al rispetto. Dal rispetto all’indifferenza. Dall’indifferenza a quello che c’è dopo, e dopo c’è tanto. Noi lo sappiamo. Ieri non potevate ammetterlo. Poi sono arrivati i casi speciali. I casi pietosi. Quasi mai veri. Mai veri del…

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Davvero non mi vedi?

Non osavo sperarlo: Marina Corradi si ispira al Betania’s… 🙂

Scherzo: ma invito i nostri amici almeno a confrontare l’articolo stupendo, pubblicato su Tempi i giorni scorsi, con il GIA’ E NON ANCORA che la nostra Antonietta Porro ci ha offerto l’11 aprile scorso. Stessa poesia, stesse emozioni e stesse illuminate intuizioni: Se lasceremo che i piccoli grandi segni della Bellezza intorno a noi ci emozionino e ci conducano a desiderare il “non ancora” che ci fanno intravedere, forse impareremo anche a riconoscere le grandi promesse che il nostro essere uomini ci riserva. (cit.)

MARINA CORRADI

Monferrato, aprile. Cammino sola per i campi, sotto a un cielo di un profondo azzurro. All’oro delle forsizie mi sono abituata, come all’abbondanza profumata dei glicini e al verde rigoglioso dell’erba. Ma, guarda, sembra che su quel piccolo albero si sia posato uno sciame di farfalle rosa. Ora che mi avvicino prenderanno il volo, penso. Ma le farfalle restano ferme: perché sono fiori, i fiori di un pero cotogno, ad aprile. La fioritura dura forse tre giorni, bisogna cogliere l’istante: ma che spettacolo il bagliore pallido di questi grandi petali che oscillano a ogni alito di vento, come in un respiro.
Tre giorni in tutto l’anno. Per il resto del tempo il pero cotogno è Continua a leggere

Ma cosa c’è da capire?

Riceviamo da Stefano Vanoli e pubblichiamo.

Stasera l’esperto della canzone del Betania’s sta canticchiando una canzone piuttosto allegra, che colpisce i clienti quando sentono “e mi rivesto delle mie parole, e il tuo silenzio quasi mi commuove”; “ehi, esperto, cosa significa “e mi rivesto delle mie parole”?
“Mah, ragazzi.. in effetti l’immagine non m’è chiara… però mi piace. Anzi, “a un passo da te” mi piace tutta: si parla ancora di rapporto di coppia, con Celentano e Mina, e dell’importanza della comunicazione nella coppia”. Parole e silenzio… e cuore; ma il cuore può aiutare a chiarirsi? “il tuo silenzio quasi mi commuove, si, ma perché il cuore è poco intelligente, ne avrei da dire ma non dico niente, sei già a un passo da me”; come dire, sentirsi “già a un passo” aiuta? Continua a leggere