Sono debole per questo sono forte.

Andrew Wyeth

Ho pensato di condividere con gli amici del Bar questo post dal Sito Matrimonio cristiano perché valorizza in maniera per me inaspettata la debolezza mia e di mia moglie.

E giustifica il rapporto direttamente proporzionale tra debolezza, appunto, e la forza… Chi ci abbatterebbe più!? 🙂

E prego perché la Grazia non ci lasci.

 

 

Matrimonio Cristiano

C’è una realtà che ho sempre intuito, ma non sono mai riuscito a comprendere chiaramente. Oggi, finalmente, ascoltando un’omelia di don Antonello Iapicca, sono riuscito a mettere a fuoco quella che era solo un’intuizione. Il mio matrimonio è felice perché io e la mia sposa siamo completamente inadeguati, incapaci e inadatti, e sappiamo di esserlo. Siamo gli ultimi. Dio ha sempre operato così, nella storia. Ha scelto un popolo, ma non un grande popolo, dalla cultura evoluta. Non ha scelto la raffinatezza dei babilonesi, la potenza degli egizi o la ricchezza dei fenici. Ha scelto un popolo seminomade, costituito da ladri, mercenari, pastori. Ha scelto il popolo più ignorante che ha trovato. Cosa dire, poi,  di Maria, un’adolescente o poco più, una donna in un mondo governato dagli uomini, una donna tra le più nascoste ed umili. Ha scelto il suo nulla per farne la Madre di Dio. Gesù è…

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BREXIT.

È il 6 febbraio 1943. Il dottor Ernst Illing, psichiatra responsabile di un ospedale del Terzo Reich, scrive ai genitori di un bambino ricoverato:

«Devo comunicarvi il mio rammarico nell’informarvi che il bambino è morto il 22 gennaio 1943 per infiammazione delle vie respiratorie… Egli non aveva fatto alcun tipo di progresso durante il suo soggiorno qui. Il bambino non sarebbe certamente mai diventato utile alla società ed avrebbe anzi avuto bisogno di cure per tutta la vita. Siate confortati dal fatto che il vostro bambino ha avuto una dolce morte».

Nella Germania nazista più di 5000 bambini e adolescenti con disabilità fisica o disturbi mentali furono uccisi in reparti speciali, come quello del dottor Illing.

Dopo una prima fase, atrocemente “limitata” ai malati inguaribili, si passò alla mattanza: anni di eutanasia selvaggia che coinvolsero dai portatori di malattie ereditarie anche non gravi a semplici malati di broncopolmonite, dai neonati deboli agli anziani fragili. Un mantra attraversava il cielo della Germania: “vita indegna di essere vissuta” (lebensunwertes Leben). Oggi, mentre il piccolo Charlie Gard… QUI l’articolo completo.

di Giacomo Bertoni

fonte: Il Blog di Costanza Miriano 29/7/2017

 

Il metodo di Satana

“Noi ci alzeremo in piedi.”

il blog di Costanza Miriano

di don Alessio Geretti

Ecco. Hanno tolto a un bambino prima la cura di mamma e papà, poi la possibilità di lottare in un tentativo di speranza, poi il respiro. Hanno dovuto trasferirlo in un hospice, perché ci sono strutture che condannano a morte ma che non vogliono eseguire poi la condanna; e poi bisogna che chi va eliminato senta di non essere più nell’ambiente che gli era – malgrado tutto – divenuto familiare, così deve anche patire la sensazione di estraneità di un mondo che gli sta dicendo “vattene”.

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A noi spetta seminare il bene.

Anche pregando per gli sconosciuti.

Continuiamo volentieri, con il supporto autorevole di MARINA CORRADI, a pubblicare BUONE NOTIZIE.

Caro Avvenire,

sto leggendo in questi giorni un libro che racconta le vicende belliche svoltesi non lontano da qui, sul Monte Ortigara, il grande altopiano che si affaccia sulla Valsugana, durante la Prima guerra mondiale. Che macelli ci sono stati lassù! E gli uomini – o meglio, gli uomini dei gruppi di potere – continuano quei macelli. Mosul li ricorda tutti! Ma a noi spetta di seminare il bene, e lo possiamo fare in ogni momento. A me capita anche di fare questa esperienza: quando dalla finestra vedo passare una persona, anche sconosciuta, rivolgo al Padre una preghiera per quella persona, per tutte le sue necessità, che solo Dio conosce bene.

Antonio Giacomin, Belluno

Le ultime cinque righe di questa lettera da Belluno mi sono rimaste in mente. Chiusa la lettera – scritta a mano, vergata in bella calligrafia da un insegnante in pensione – ho continuato a pensarci. Il signor Giacomin, antico amico di Avvenire, legge un libro sulle tragedie della Prima guerra mondiale, che sui monti del Nordest è stata come ben si sa un massacro di giovani soldati. Ne resta impressionato – mi pare di vederlo, la sera, chiudere le pagine del volume con un sospiro pesante – e pensa come la Storia ineluttabilmente ritorni e si ripeta, a un diverso grado di longitudine e latitudine, e sempre gli uomini in qualche angolo del mondo si affannino ad ammazzarsi. Il signor Antonio constata la ampiezza e la gravità del male in cui viviamo immersi, e però non se ne lascia sopraffare. Continua a leggere

Charlie e le domande che vengono a galla

Da settimane sui media si parla del piccolo Charlie Gard, affetto da una rarissima malattia genetica. I medici dell’ospedale inglese dove è ricoverato avrebbero deciso di interrompere la cura intensiva cui è sottoposto, ottenendo l’avallo anche in sede giudiziaria; i genitori, contrari a questa decisione, si sono appellati alla sentenza inglese.

Le ultime notizie, però, dicono che si sarebbero arresi, rinunciando a proseguire cure che sarebbero ‘accanimento terapeutico’ e provocherebbero nuove sofferenze, per uno stadio di malattia ormai irreversibile.

Difficile per i non esperti entrare nella questione medico-scientifica e nei pro/contro della cura alternativa, in un primo tempo prospettata negli Stati Uniti. Non è questo il mio intento.

Mi sono domandata a lungo se fosse giusto scrivere un articolo su Charlie. Quando si dice che serve prudenza, discrezione e rispetto, vuol dire che non se ne deve parlare?

Cosa ci può dire questa vicenda sulla concezione che della vita hanno i cristiani? Anch’essi credono che, davanti a questi casi, nessuno riesca a dare elementi per chiarire una volta per tutte la questione?

Provo a dire quello che ho capito, dai molti articoli letti:

– la ragionevolezza giuridica e clinica non è tutto

– il normare tutto, l’affidare tutte le questioni alla legge …non funziona (!), come pure l’autodeterminazione del soggetto, il singolo che decide tutto di sè (non siamo nell’epoca dell’individualismo spinto?)

chi può ultimamente dire, fossero anche i suoi genitori, che ‘il morire è nel miglior interesse di Charlie’?

– se è Dio l’artefice di tutte le cose, cosa ci sta dicendo, facendoci passare da questa sofferenza?

se anche non ci fosse l’amore dei genitori, quella di Charlie non sarebbe vita degna di essere vissuta? E se uno è solo al mondo, e nessuno gli vuol bene?

La vita di chi crede in Dio non si appella a certi ‘standard accettabili’, ma è misurata solo dall’amore. Per questo, secondo me, morire con dignità, non ha nessuna dignità.

Il problema non è difendere a tutti i costi il diritto dei genitori.

La questione vera è difendere il bene oggettivo, la vita.

Come dice una canzone “keep me searching a heart of gold”, l’uomo cerca un cuore d’oro, incessantemente cerca, tutta la vita, un cuore che lo ami.
Ecco… Dio ama, sempre, pienamente.

Quarant’enni e non sentirli… cresciuti in oratorio.

Questa sera l’esperto della canzone sta conversando : “proprio bella l’iniziativa delle diocesi lombarde “cresciuto in oratorio” (http://cresciutoinoratorio.it ), culminata con il concerto a San Siro di Davide Van De Sfroos e delle band oratoriane scelte.
Ma… volete mettere se, al concerto, come presenza musicale “adulta”, ci fosse stata anche una comparsata dei “Quarant’enni e non sentirli”?
Chi, più di loro, incarna l’esempio di adulti cresciuti in oratorio? Cresciuti, e presenti anche da adulti, e cresciuti come gruppo musicale.
I primi clienti del bar forse ricordano le chiacchierate dopo la prima esibizione al “Rock in Repax”, il Talent show più amato di Saronno” (spettacolo del sabato sera della festa dell’oratorio); era il 2014, e quanto si era parlato di quel “E la vita, la vita”.
Ricordo come nacquero; cresciuti in oratorio Continua a leggere

Rischio: mezzo con cui colonizziamo il futuro?

Il rischio è un piacere – dice Garland (noto studioso in materia) –  un brivido, una fonte di guadagno e libertà.

Il rischio è il mezzo col quale colonizziamo e controlliamo il futuro.

Da anni mi interessano le tematiche di gestione del rischio e, al di là delle definizioni, che attingono a teorie diverse, tutte hanno una prospettiva comune: riconoscono la distinzione tra realtà e possibilità.

Questo è il vero fascino per me: il rischio legato alla possibilità che il futuro cambi. Che sia modificato dall’intervento dell’uomo.

Se il futuro fosse tutto predeterminato, parlare di rischio …non avrebbe senso.

Ciò che è in gioco è la possibilità di immaginare il futuro, di aprire gli orizzonti, insomma di giocare nel campo sterminato della libertà.

Solo così, dopo tanto tempo, sono riuscita ad apprezzare quanto diceva don Fabio Verga, in varie occasioni:

“Il futuro non è un rischio, è una promessa.”

Benedetto chi viene nel nome del Signore.

Antonietta Porro. Lo scrigno della Memoria. Monsignor Delpini nuovo arcivescovo di Milano. Sono gli ingredienti delle riflessioni di oggi. Ringraziamo per questo post sullo Spirito Santo che viene pubblicato anche sul bollettino della Parrocchia di san Giulio in Barlassina.

Questa volta l’apertura dello scrigno della memoria è stata sollecitata dagli eventi in maniera particolarmente forte, repentina, come quando un colpo di vento impetuoso fa aprire improvvisamente una porta. Così, come un vento impetuoso, lo Spirito del Signore entrò nel Cenacolo: e anche nella storia che sto per raccontare il protagonista vero è lo Spirito Santo.
Ben oltre quarant’anni fa, quando ero matricola di lettere classiche all’Università Cattolica, mi fu chiesto di prestare i miei appunti delle lezioni, una volta che avessi finito di servirmene, ad un giovane sacerdote del Seminario di S. Pietro, mio compagno di corso ma già impegnato nell’insegnamento ginnasiale in Seminario, e dunque talvolta impossibilitato a frequentare personalmente le lezioni. Lo feci con piacere; il giovane sacerdote, una volta consultati gli appunti, me li restituiva puntualmente portandoli di persona a casa mia. Fu così che divenne amico mio e della mia famiglia; negli anni l’amicizia Continua a leggere

Fattore umano…altro che algoritmi (!)

Negli anni universitari uno dei professori che più ricordo con affetto è Severino Salvemini, che mi fece scoprire l’affascinante tema dell’Organizzazione nei contesti aziendali.

Egli è, da sempre, appassionato di cinema ed è bravo a cogliere nei film le dinamiche organizzative presenti nella realtà.

Lo ha fatto anche con “Sully”, film uscito nelle sale la scorsa stagione. Il film di Clint Eastwood mostra tutta la critica ai modelli razionali usati nell’analisi dei processi decisionali.

La prospettiva degli individui non è quella degli algoritmi.

“Essi – cito Salvemini- non conoscono la paura, sono esenti dalle emozioni. Sully è un eroe non solo per quello che ha fatto, ma per come lo ha fatto, Per come ha gestito il fattore umano.”

Questo è ciò che fa saltare tutto, ciò che spesso la ‘scienza’ non ammette.

È ciò che scombina…e che ridà speranza.