Scrivere “riceviamo e pubblichiamo” sarebbe perlomeno riduttivo. Anche aggiungendo un “volentieri” non renderemmo giustizia all’Amico Fausto. Anche oggi con garbo, quasi una poesia, ci permette di riflettere, profondamente, sul sacramento della Riconciliazione. Grazie! Attendiamo il tuo ritorno.
Perché troviamo tanta difficoltà ad accostarci al sacramento della Confessione, che è l’incontro con la Misericordia e il Perdono di Dio? C’è sempre una scusa pronta per rinviarlo. Un impegno improvviso, le scarpe strette, il mal di testa… Per un appuntamento così importante ci vogliono tempo e attenzione. E ci mancano l’uno e l’altra. Così prendiamo un appunto sull’agenda senza precisare la data.
E’ l’incontro che ci imbarazza di più: quello con noi stessi.
Siamo goffi e impacciati. Timorosi di far brutta figura. Ci spaventa il fatto che non possiamo nasconderci niente. E’ un briefing dal sapore acre e dolce. Uguale e diverso da tutti quelli che l’hanno preceduto. Un dialogo dove a parlare è uno solo. L’”altro” ci ascolta e basta. Come uno specchio riflette la nostra immagine. Le rughe e gli occhi stanchi o svegli. I pensieri. Quelli che nessuna foto riesce ad imprimere. Che conosciamo solo noi e “lui”. I pensieri che ci portano ad immaginare un mondo che non c’è e che l’”altro” ci fa vedere così com’è.
Prima o poi i conti con “lui” bisogna farli. E il bilancio non è mai come ce lo aspetteremmo. E allora cerchiamo di tirare per le lunghe il più possibile per deciderci a presentare “i libri contabili” della nostra vita. Per affrontare se stessi ci vuole coraggio e umiltà. Sappiamo fin dal principio che usciremo sconfitti. C’è sempre qualche ombra di troppo nella nostra storia. Qualche strada sbagliata che non dovevamo imboccare. Un errore che ci perseguita. Qualcosa che, se tornassimo indietro, non rifaremmo. Il primo passo per venirne fuori è riconoscerlo. Mettere a verbale la Confessione e ripartire. Convivere coi sensi di colpa non ci porta da nessuna parte. Dobbiamo capire che sono le nostre debolezze a farci persone speciali. Quelle che, magari, non riusciremo mai a correggere ma contro le quali lotteremo come forsennati.
Un campionato lungo tutta una vita con le vittorie, i pareggi e le sconfitte. E per queste ultime non diamo la colpa all’arbitro o al terreno pesante. La sfida con noi stessi comincia quando ammettiamo che possiamo perdere. Le debolezze, magari, non si possono accettare ma capire, sicuramente, sì. Non abbiamo paura a dirlo a noi stessi. Tanto “lui”, l’altro, lo sa già. Quando arriviamo al confronto che abbiamo cercato di rinviare, ci scorreranno davanti anche i volti di chi ha percorso un pezzo di strada con noi. Gli incontri che, talvolta, erano già degli addii. Persone a cui abbiamo voluto bene e altre che non avremmo mai voluto incontrare. Gli uni e gli altri ci faranno soffrire e gioire, rimpiangere di essere nati o ringraziare il Cielo per uno sguardo che ci resterà in eterno. Vorremmo tornare indietro per trovare le parole che non abbiamo mai detto o cambiare una frase sbagliata in un momento che non era quello giusto.
Il confronto con noi stessi è come guardare un film, solo che, se vogliamo, se ce la facciamo, possiamo anche cambiare il finale. E ci sarà sempre una parte seconda, un remake, con gli stessi attori ma con le facce diverse.