La politica dimensione essenziale della convivenza civile.

Ambrogio Lorenzetti “Allegoria del Buon Governo” (part.) 1337-40, Palazzo Pubblico, Siena
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Nel discorso in Piazza del Popolo a Cesena, il 1° ottobre 2017, papa Francesco ha offerto un punto di vista sulla politica che riteniamo decisivo per affrontare la prossima scadenza elettorale. Lo proponiamo a tutti come una ipotesi di lavoro, che ciascuno può verificare nell’incontro e nel dialogo con chiunque. (dal sito “Clonline” – 18/01/2018)

Grazie a Gemma e a don Fabio C. per la segnalazione.

La piazza è un luogo emblematico, dove le aspirazioni dei singoli si confrontano con le esigenze, le aspettative e i sogni dell’intera cittadinanza; dove i gruppi particolari prendono coscienza che i loro desideri vanno armonizzati con quelli della collettività. Io direi – permettetemi l’immagine –: in questa piazza si “impasta” il bene comune di tutti, qui si lavora per il bene comune di tutti. Questa armonizzazione dei desideri propri con quelli della comunità fa il bene comune. In questa piazza si apprende che, senza perseguire con costanza, impegno e intelligenza il bene comune, nemmeno i singoli potranno usufruire dei loro diritti e realizzare le loro più nobili
aspirazioni, perché verrebbe meno lo spazio ordinato e civile in cui vivere e operare.
La centralità della piazza manda dunque il messaggio che è essenziale lavorare tutti insieme per il bene comune. È questa la base del buon governo della città, che la rende bella, sana e accogliente, crocevia di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile e integrale.

Una politica che faccia crescere il coinvolgimento delle persone

Questa piazza, come tutte le altre piazze d’Italia, richiama la necessità, per la vita della comunità, della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali – esse infatti non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio perché lo usiamo con rispetto e intelligenza. Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza. Questo è il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene all’intera collettività. E questo è il motivo per cui la dottrina sociale della Chiesa la considera una nobile forma di carità. Invito perciò giovani e meno giovani a prepararsi adeguatamente e impegnarsi personalmente in questo campo, assumendo fin dall’inizio la prospettiva del bene comune e respingendo ogni anche minima forma di corruzione. La corruzione è il tarlo della vocazione politica. La corruzione non lascia crescere la civiltà. E il buon politico ha anche la propria croce quando vuole essere buono perché deve lasciare tante volte le sue idee personali per prendere le iniziative degli altri e armonizzarle, accomunarle, perché sia proprio il bene comune
ad essere portato avanti. In questo senso il buon politico finisce sempre per essere un “martire” al servizio, perché lascia le proprie idee ma non le abbandona, le mette in discussione con tutti per andare verso il bene comune, e questo è molto bello.

Provare ad agire di persona invece di osservare dal balcone

Da questa piazza vi invito a considerare la nobiltà dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato. Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione. E quando il politico sbaglia, abbia la grandezza d’animo di dire: “Ho sbagliato, scusatemi, andiamo avanti”. E questo è nobile! Le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di risolvere tutto e subito. La bacchetta magica non funziona in politica. Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri. E questo è un difetto, quando le critiche non sono costruttive. Se il politico sbaglia, vai a dirglielo, ci sono tanti modi di dirlo: “Ma, credo che questo sarebbe meglio così, così…”. Attraverso la stampa, la radio… Ma dirlo costruttivamente. E non guardare dal balcone, osservarla dal balcone aspettando che lui fallisca. No, questo non costruisce la civiltà. Si troverà in tal modo la forza di assumersi le responsabilità che ci competono, comprendendo al tempo stesso che, pur con l’aiuto di Dio e la collaborazione degli uomini, accadrà comunque di commettere degli sbagli. Tutti sbagliamo. “Scusatemi, ho sbagliato. Riprendo la strada giusta e vado avanti”.

Pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte

Vorrei dire a voi e a tutti: riscoprite anche per l’oggi il valore di questa dimensione essenziale della convivenza civile e date il vostro contributo, pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte; pronti a riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la realtà; pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti. Siate esigenti con voi stessi e con gli altri, sapendo che l’impegno coscienzioso preceduto da un’idonea preparazione darà il suo frutto e farà crescere il bene e persino la felicità delle persone. Ascoltate tutti, tutti hanno diritto di far sentire la loro voce, ma specialmente ascoltate i giovani e gli anziani. I giovani, perché hanno la forza di portare avanti le cose; e gli anziani, perché hanno la saggezza della vita, e hanno l’autorità di dire ai giovani – anche ai giovani politici –: “Guarda ragazzo, ragazza, su questo sbagli, prendi quell’altra strada, pensaci”. Questo rapporto fra anziani e giovani è un tesoro che noi dobbiamo ripristinare. Oggi è l’ora dei giovani? Sì, a metà: è anche l’ora degli anziani. Oggi è l’ora in politica del dialogo fra i giovani e gli anziani. Per favore,
andate su questa strada!

Politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il bene dei poveri

La politica è sembrata in questi anni a volte ritrarsi di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica. Occorre rilanciare i diritti della buona politica, la sua indipendenza, la sua idoneità specifica a servire il bene pubblico, ad agire in modo da diminuire le disuguaglianze, a promuovere con misure concrete il bene delle famiglie, a fornire una solida cornice di diritti–doveri – bilanciare tutti e due – e a renderli effettivi per tutti. Il popolo, che si riconosce in un ethos e in una cultura propria, si attende dalla buona politica la difesa e lo sviluppo armonico di questo patrimonio e delle sue migliori potenzialità. Preghiamo il Signore perché susciti buoni politici, che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il bene dei poveri.

3 pensieri su “La politica dimensione essenziale della convivenza civile.

  1. Non ho conosciuto politici capaci di vedere e rimediare agli sbagli commessi.
    Non vedo politici seri, non attaccati al denaro che considerano la politica un servizio e non un posto per sistemarsi. I consigli del Papa sono ottimi per chi considera la politica un servizio al cittadino e basta.

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  2. BASTA LA PAROLA?

    di Fausto Corsetti

    La retorica è tradizionalmente intesa come l’arte del dire, del parlare, e più specificatamente del persuadere con le parole. L’arte retorica già nella Magna Grecia era così importante che al suo studio si dedicavano ben tredici anni.
    Attenzione però, perché la retorica venne concepita come un’arte capace di sedurre ed indurre dalla propria parte vasti pubblici, non sempre sostenendo le proprie ragioni con fini ragionamenti, ma piuttosto con esempi clamorosi, frasi ad effetto…tutti i mezzi erano leciti e la verità o la presunzione di verità del proprio discorso era cosa del tutto trascurabile. Insomma, i retori sofisti erano dei veri e propri “professionisti della parola”, nel V secolo a.C.
    Oggi, cari amici, vi sembrano che le cose siano mutate? Ho timore di no e penso che, oggi, i professionisti della parola si chiamino politici.
    E hanno imparato bene la lezione dei maestri greci: non il vero, né il giusto si deve difendere con la propria parola, ma il verosimile o meglio ancora l’utile.
    Capisco, vi passano davanti agli occhi, leggendo queste parole molti dei nostri politici, avrete pensato a quelli di oggi, a quelli del passato, a quelli che hanno usato la retorica come scienza serva della verità e a quelli che hanno ingannato le masse portando intere nazioni a buttarsi in guerre assurde…
    Oggi, i politici hanno dei team di professionisti che ne studiano il look, la posizione da tenere in pubblico, la pronuncia, danno loro gli strumenti per gestire la forza dei loro discorsi, gli escamotage per renderli più credibili, più vicini alla gente. Personale addetto alla formulazione stessa dei discorsi. E chi non ha questi professionisti, chi non li può o non li vuole pagare, si riconosce.
    Siamo così abituati al rispetto della forma, che la sostanza passa in secondo piano. Se un politico durante un discorso ha la cravatta storta è possibile che sia quel particolare a catturare la nostra attenzione e a fare notizia, piuttosto che quello che ha detto.
    La retorica però, cela anche un altro grande aspetto. Il discorso retorico deve concludersi con un comando, un’azione, un gesto che viene richiesto. Per esempio: “votami”, oppure “iscriviti”…
    Allora, se volete mantenere il vostro libero arbitrio in uno stadio da esseri umani, se non vi piace che qualcuno che non sia un romanziere famoso o un bravo regista possa portarvi a pensare o a fare cose di cui non sareste d’accordo, guardatevi da coloro che utilizzano frasi ad effetto, esempi eclatanti, aneddoti ai limiti della realtà, battute o gag, ricorrono ad artifici dialettici quando gli avversari chiedono loro di dare spiegazioni circa il loro operato, o sono incapaci di riconoscere gli errori o ancora propongono un approccio troppo emozionale alla politica…
    E, soprattutto, valutate. Valutate e confrontate a mente fredda, a qualche giorno di distanza dal discorso, alla luce dell’operato che ha condotto sin là quel tal politico. Esercitate il vostro potere discrezionale. Che sia anche questo un esercizio retorico?

    Bentrovati! Un carissimo abbraccio a Voi tutti.

    Fausto

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  3. Buon cammino impegnandoci ad essere cittadini appassionati al/ per il bene comune….e ricordandoci che siamo e saremo preziosi non con le lamentele ma con le proposte!
    O PORTI ALMENO UNA SOLUZIONE O ANCHE TU FAI PARTE DEL PROBLEMA! Signore donaci l’umilta’ di non sentirsi superiori a nessuno …Sapienza del cuore e dell’intelletto….Coraggio di saper affrontare qualsiasi situazione!

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