Guardare dal finestrino

Prendo il treno. Viaggio per lavoro.

Ma il treno l’ho sempre amato, fin da piccola, a sentire i racconti in famiglia.

Oggi trovo una rivista, la sfoglio e sembra sia lì per me.

C’è un’intervista ad Antonio Spadaro.

Leggo avidamente e annoto:

Per sapere dove si è arrivati nel viaggio di tutti i giorni, dobbiamo renderci conto da cosa siamo circondati.”

Penso alla globalizzazione e finisco allo smartphone, che ha pure la funzione di geo-localizzarti, per ‘trovare i tuoi amici nelle vicinanze’.

Non è che poi finiamo solo per guardare il nostro puntino, noi stessi?

“La nostra capacità di discernimento si attua se riusciamo a guardare con attenzione la realtà. Quando siamo in treno, noi siamo la realtà che si muove, noi siamo in movimento.

E guardare dal finestrino la vita, può essere molto utile, perché è un’occasione in cui ci dimentichiamo di noi stessi e possiamo guardare il panorama.”

E il panorama è immenso ed è bellissimo!

Chiudo la rivista, sono in pace. Certa che anche questo viaggio mi riserverà grandi cose.

3 pensieri su “Guardare dal finestrino

  1. Grazie, Silvia.
    Ho fatto diverse volte anch’io l’esperienza del guardare il mondo dal treno. Mi è sembrata qualcosa di più del semplice seguire il paesaggio; era quasi un riempirmi la mente della grandezza e bellezza del mondo che abitiamo, solitamente osservato più da vicino. Lo sguardo che si allarga sulla superficie della terra richiama un diverso allargarsi a una realtà profonda, misteriosa ma presente. Come una voce che ti dica: accorgiti, guarda fuori di te, sono grande più di quanto il tuo cuore possa desiderare.
    Buona domenica.
    Giordano

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  2. Grazie anche da parte mia!
    Davvero: in fondo è una finestra… ma un panorama “che si muove” quanto è diverso da un qualsiasi altro panorama!
    Ci hai sollecitato a riflettere: quanto ci può far pensare bene “dentro” ciò che sta “fuori” da un finestrino!

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  3. Con lentezza accadono le trasformazioni. Lentamente si compiono le impervie arrampicate. Si susseguono con lentezza i giorni di chi assapora domande importanti, si nutre di sguardi intensi, di desideri insaziabili, di viaggi coltivati a lungo nel segreto e nel desiderio.
    Viaggi, forse, lontano da quei treni chiamati “ad alta velocità”. Ne trattengo l’immagine: sedere comodamente, magari occupati ad affari importanti, e non distinguere altrettanto comodamente e facilmente persone e cose oltre quel grande finestrino.
    Lo sguardo stenta a fissare i dettagli: gli occhi possono guardare lontano, forse, meravigliarsi per le tante immagini che scorrono rapidamente e che il treno lascia dietro di sé. Ma non riescono a fissare i particolari, le piccole cose.
    Accade così, non di rado, nella vita, quando scopriamo nella quotidianità l’insipienza delle nostre corse, tutto il valore del cammino…
    Non è semplice il cammino, perché camminare significa avanzare a piccoli passi, passare dentro, non solo davanti, non solo oltre.
    Le mani possono così sfiorare e accarezzare le erbe più alte, e appoggiarsi sulle ruvide rocce che preparano lo spazio, la base, per il passo successivo.
    Gli occhi apprendono non solo a svelare dettagli capaci di stupire, ma possono finalmente sostare, adagiarsi sulle cose e aspettare di scivolare dentro al mistero che i piccoli dettagli custodiscono con memoria gelosa, seppure sempre disponibili a lasciarsi possedere, capaci di sorprendere, pronti ad iniziare chi lo desideri davvero verso il non evidente.
    Nel cammino, non c’è rapidità, ma gradualità. Non c’è eccesso, ma ricchezza. Non c’è conquista, ma stupore per quanto ancora resta da compiere, da intraprendere, da scoprire.
    Camminare è possedere tempo e spazio per sostare, per scendere dentro, per assaporare, persino ad occhi chiusi, sdraiati su un mondo vivace, fecondo, creativo, generoso, capace di stupire e di attrarre, senza trattenere o rapire. Il cammino non offre facili risposte, ma nuove domande, orizzonti inediti, stanze interiori inesplorate che possono dischiudersi solo con chiavi segrete, nascoste dentro il nostro animo..
    È tempo giusto, atteso, vissuto, custodito. Nel cammino nulla viene a caso, niente se ne va inutilmente. Si vive ogni passo, ogni parola, ogni inquietudine, ogni silenzio, ogni domanda: è la condizione privilegiata per chi conosce l’attesa e, di piú, per chi osa “fermarsi”.
    Amare le domande. Inconcepibile, per chi preferirebbe avere risposte, ricette, soluzioni, meglio se trovate da qualche altro.
    È tempo oggi: è questo il tempo per camminare, non piú per correre, per sostare e ritrovare finalmente sé stessi; per vivere di domande, ora, fino all’estremo giorno in cui ci sarà data, con sorpresa e gratuità, la Risposta.

    IN CAMMINO

    di Fausto Corsetti

    Il vero volto della vita si cela nella bellezza dei dettagli, di quelle piccole cose che ci tolgono il fiato; nella capacità di meravigliarsi ancora, malgrado, spesso, la pesantezza del quotidiano.

    Un abbraccio forte.

    Fausto

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