GIOVANNINO GUARESCHI
Don Chichì: “Don Camillo, la Chiesa è una grande nave che, da secoli, era alla fonda. Ora bisogna salpare le ancore e riprendere il mare! E bisogna rinnovare l’equipaggio: liberarsi senza pietà dei cattivi marinai e puntare la prua verso l’altra sponda. E’ là che la nave troverà le nuove forze per ringiovanire l’equipaggio. Questa è l’ora del dialogo, reverendo!” Ma don Camillo risponde: “Litigare è l’unico dialogo possibile coi comunisti. Dopo vent’anni di litigi, qui siamo ancora tutti vivi: non vedo migliore coesistenza di questa. I comunisti mi portano i loro figli da battezzare e si sposano davanti all’altare mentre io concedo ad essi, come a tutti gli altri, il solo diritto di obbedire alle leggi di Dio. La mia chiesa non è la grande nave che dice lei, ma una povera piccola barca: però ha sempre navigato dall’una all’altra sponda. (…) Lei allontana molti uomini del vecchio equipaggio per imbarcarne di nuovi sull’altra sponda: badi che non le succeda di perdere i vecchi senza trovare i nuovi. Ricorda la storia di quei fraticelli che fecero pipì sulle mele piccole e brutte perché erano sicuri che ne sarebbero arrivate di grosse e bellissime poi queste non arrivarono e i poveretti dovettero mangiare le piccole e brutte?”
da Don Camillo e i giovani d’oggi, Rizzoli, 1969
* Guareschi, si sa, non era un comunista, tutt’altro. Il suo coraggio è stato proprio quello di andare controcorrente in un tempo in cui il conformismo politico e culturale spingevano ad adagiarsi su una ben precisa parte politica. Ma celebre è una sua espressione. Col suo intuito straordinario previde ciò che sarebbe accaduto dalle parti di Stalin e compagni, ne previde la deriva radicalista e libertaria (del tutto logica allorquando si fa della materia il tutto) e disse: quando anche i comunisti erano persone serie |
Corrado Gnerre |