Prima il bene comune.

Riecco la nostra Antonietta Porro!

Ci propone una nuova pagina dallo “Scrigno della Memoria” che è pubblicato sul periodico della Parrocchia di san Giulio in Barlassina. Conosciamo ormai bene il suo stile, e ne sentivamo la mancanza. Oggi ci parla di politica come bene comune, non esiste altra visione sulla politica che non sia in tale orizzonte. E per testimoniarlo chiama, grazie alla sua formidabile memoria, persone, scusate: Persone, incontrate nella sua formidabile esperienza di vita piena e vera. Grazie

Pochi giorni fa abbiamo letto, all’interno di un comunicato ufficiale del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Gualtiero Bassetti, parole chiare in un frangente della storia politica della nostra Italia in cui sembrava fosse scesa sul nostro Paese la caligine di una profonda oscurità: «Di fronte alla crisi sociale e politica in cui è precipitata la “nostra diletta Italia” ogni persona di buona volontà ha il dovere di rinnovare il proprio impegno, ciascuno nel suo ruolo, per il bene supremo del Paese. Mai come oggi c’è un urgente bisogno di uomini e donne che sappiano usare un linguaggio di verità, parlando con franchezza, senza nascondere le difficoltà, senza fare promesse irrealizzabili ma indicando una strada e una meta». E aggiungeva: «Invito tutti gli uomini e le donne di buona volontà affinché si prendano cura del nostro amatissimo Paese con un umile spirito di servizio e senza piegarsi a visioni ideologiche, utilitaristiche o di parte. E rinnovo l’appello di don Luigi Sturzo a “tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria”».

Mi hanno rincuorata, queste parole, in un momento in cui rischiava di prevalere in me il turbamento, per non dire lo scoramento, per quello che stava accadendo. Mi si diceva che è ancora possibile che gli uomini e le donne di buona volontà guardino alla vita comune preoccupati del bene di tutti, con la capacità di vedere al di là del proprio interesse del momento, di guardare al vero prima che alle ideologie, di unire, prima che di dividere. In una parola, mi si diceva che è ancora possibile una politica buona, sana, a misura d’uomo, di ogni uomo.
La parola “politica” oggi sembra estranea alla maggior parte di noi, sembra una parola che rimanda ad una faccenda di cui alcuni si occupano per mestiere, mentre non c’entra con tutti gli altri. Abbiamo maturato l’impressione che far politica voglia dire entrare in conflitto con chi non la pensa come noi, far di tutto per affermare la nostra idea a tutti i costi, anche al prezzo di ingannare i nostri vicini, i nostri fratelli.
Mi sono venuti in mente, allora, alcuni ricordi del passato, di un passato che certo non era un paradiso, ma nel quale gli uomini, anche quelli che facevano politica, si guardavano con stima, con rispetto, in nome, prima che di una idea, di una umanità che vedevano l’uno negli occhi dell’altro.
Mio padre mi raccontava spesso, da democristiano della prima ora quale era stato, del rapporto cordiale che sempre aveva mantenuto con persone della parte avversa (e certo allora le passioni politiche e le contese, in occasione degli appuntamenti elettorali, non erano inferiori a quelle di oggi, anzi…). Mi parlava con stima dei suoi “avversari” politici, e ho avuto modo di verificare in più di una circostanza che la stima era ricambiata.
Potrei raccontare, per documentarlo, diversi episodi, ma scelgo di raccontarne un paio che hanno per protagonista un nostro concittadino della parte avversa. Me li ha regalati qualche anno fa la sorella di questo signore, alla quale sono davvero grata per questo dono prezioso.
Siamo ad uno dei primi appuntamenti elettorali del dopoguerra. Il signore in questione, che pochi anni prima era stato partigiano “rosso”, militava ora nel maggiore partito di sinistra del tempo; si trovava al seggio elettorale quando venne a votare sua madre, alla quale lui aveva dato “indicazioni” di voto secondo il proprio pensiero. La madre vota e poi, uscita dalla cabina, guarda il figlio e gli dice, nel nostro dialetto: “Non ce l’ho proprio fatta”. Il figlio sorride e la ricambia con un “Lo so”, che dice tutto. Si può stare persino nella stessa famiglia, si può dividere l’affetto più profondo come quello che lega una madre a un figlio, avendo nello stesso tempo una idea diversa del modo in cui può essere cercato, sul piano politico, il bene comune. Ma l’affetto non solo non viene meno, ma viene prima, e proprio per questo porta con sé il rispetto dell’idea dell’altro.
Il rispetto non ammette l’inganno, non ammette la calunnia, la falsità, l’imbroglio. Lo stesso protagonista dell’episodio precedente – non so se nella stessa occasione o in un altro contesto elettorale – si trova di nuovo al seggio e vede presentarsi una giovane donna, con qualche difficoltà “pratica” nell’esercizio del voto. I suoi familiari desidererebbero accompagnarla in cabina, per aiutarla, ma non si può fare, perché occorrerebbe una certificazione medica delle sue difficoltà. Il signore in questione allora prende l’iniziativa, si avvicina alla donna e le dice: «Lo so cosa vuoi votare tu. Ecco, fai così: vai in cabina e metti una croce qui». E le indica lo scudo crociato, il simbolo dell’altro partito, non del proprio. Perché quella era la “volontà dell’elettrice”, e quella veniva prima del suo desiderio di far vincere il partito che lui giudicava migliore.
Forse è venuto il momento di uscire allo scoperto. E’ venuto il momento di dire – noi cristiani innanzitutto – che c’è una politica buona. Di questa politica tutti ci dobbiamo occupare. La politica è la preoccupazione per la “polis”, cioè per la “comunità cittadina”, è l’occuparsi del bene comune, prima di tutto. Mi interessa la politica, perché mi interessano gli altri uomini, con i quali condivido la vita in questo mondo.
Credo opportuno che l’ultima parola tocchi ancora al card. Bassetti, il quale, peraltro, affida la propria conclusione a un Santo:
«Esorto, quindi, tutti i credenti a pregare, e tutti gli italiani a lavorare, insieme, per la custodia e la salvezza del nostro grande e bellissimo Paese. A questo proposito, faccio mie alcune preziose parole della preghiera per l’Italia scritta da san Giovanni Paolo II: “O Dio, nostro Padre, ti lodiamo e ringraziamo. Tu che ami ogni uomo e guidi tutti i popoli, accompagna i passi della nostra nazione, spesso difficili ma colmi di speranza. (…) La tua legge d’amore conduca la nostra comunità civile a giustizia e solidarietà, a riconciliazione e pace”. Che Dio benedica l’Italia!». 

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