Diversamente giovani.

Lo stile è tutto Suo ma a me ricorda per carattere e sensibilità Marina Corradi. Spero non me ne voglia la nostra Antonietta… Le voglio bene e corro il rischio. 

Ricordo che apprezzano queste stesse riflessioni i suoi comparrocchiani  di san Giulio in Barlassina sul periodico “il Segno”.

Nell’ultimo numero del bollettino siamo stati richiamati dalle parole di Luisa all’importanza di stare davanti a Gesù Eucaristia. Luisa, raccontando alcuni episodi che avevano per protagoniste persone anziane – ma, data la vitalità che manifestano, direi piuttosto ‘diversamente giovani’ –, ha lasciato emergere che, durante le giornate eucaristiche appena trascorse, proprio loro hanno fatto compagnia a Gesù in assenza di altri, e soprattutto di persone più giovani. Le osservazioni di Luisa mi hanno fatto riflettere, anche in una prospettiva complementare rispetto alla sua.
Ho pensato a quanto le persone ‘diversamente giovani’ sono state e sono importanti nella mia, nella nostra vita. Ho pensato con gratitudine a coloro che, giovani e vigorosi un tempo, camminando davanti a me di alcuni passi hanno già raggiunto il mondo dei più, oppure hanno perso almeno in parte la loro prestanza fisica: a molti di costoro devo una gratitudine speciale, perché, pur dovendo fare i conti con qualche debolezza nel fisico, non si sono nascosti e non si nascondono dietro le loro difficoltà, ma continuano, per tutto quel che possono, ad essere vivi, generosi, affettuosi.

Penso innanzitutto alle persone di cui Luisa ha parlato: hanno fatto anche la mia, la nostra parte davanti a Gesù, sapendo fare la scelta di Maria anziché quella di Marta, richiamandoci al fatto che la corsa contro il tempo cui questo nostro mondo ci costringe, spesso senza lasciarci la possibilità di sottrarci, non ci porta molto lontano se non teniamo gli occhi su quello che conta. Hanno fatto quello che avremmo dovuto fare (anche) noi, e – ne sono certa – ricordandosi anche di noi davanti al Signore.
Penso poi a molti altri: penso a Luciana, alla quale una volta chiesi un’Ave Maria e che da allora continua, ogni giorno, a pregare per me. Penso a Luigia, che con lei ha condiviso una vita e che se n’è andata in questi giorni dall’altra parte, senza far rumore: le sono grata perché si è mostrata sempre calorosa e accogliente con me, quando passavo a farle un saluto. Penso ad Angelo, che, coi suoi 95 anni, ogni volta che mi incontra sembra contento di vedermi e non manca mai di regalarmi una sua acuta battuta di spirito, con una prontezza e con un senso dell’umorismo e dell’autoironia da fare invidia a certi ventenni malinconici e spenti. Penso a tanti altri, dei quali non posso fare tutti i nomi, che mi ricordano il mio passato, che mi guardano con affetto, che hanno nei miei confronti piccoli e grandi gesti di gentilezza, che mi distraggono con un sorriso quando sono preda dei miei pensieri.
Sarà perché sto camminando a grandi e inarrestabili passi verso di loro, ma credo che la mia vita non sarebbe la stessa se non sapessi di poter contare sulla loro presenza, e anche su quella di chi se n’è andato dall’altra parte e però continua ad essere vivo nella mia memoria e nelle mie giornate.
In questi giorni, come molti, sto preparando il presepe. Tra i pastori e i personaggi che saranno posti accanto a Gesù sono rappresentate tutte le fasce d’età: il pastorello dall’aria curiosa e vispa (si sarà fermato molto davanti alla grotta? O forse sarà corso via quasi subito, col pretesto di rincorrere qualche pecorella allontanatasi dal gregge?), la ragazza timida in compagnia della madre, il giovanotto aitante che, a dispetto della temperatura, a torso nudo porta sulle spalle una botticella di vino, il caldarrostaio intento nel suo lavoro (che cosa ci starà a fare un caldarrostaio a Betlemme, nel buio della notte, chi lo sa…). Ma soprattutto c’è lui, lo zampognaro, evidentemente di una certa età, o, meglio, ‘diversamente giovane’. Lui sta più vicino degli altri alla grotta, suona il proprio strumento per allietare il Bambino Gesù e non sembra avere fretta di andarsene.
E’ un po’ come Luisa, Teresina e le altre signore che hanno fatto compagnia a Gesù quando noi eravamo in altre faccende affaccendati. Lui non se ne andrà via tanto presto, e forse spiegherà al Bambino Gesù, a Maria e a Giuseppe che gli altri sono andati a mungere gli animali per portargli del latte, a prendersi cura del gregge, a raccogliere la legna per il fuoco… E forse il Bambino Gesù farà mostra di credere alle parole del vecchio zampognaro e sorriderà con simpatia quando quest’ultimo gli ricorderà uno per uno coloro che, pur portandolo nel cuore, si sono dovuti allontanare.
Grazie, dunque, a quei ‘diversamente giovani’ che ci richiamano a ciò che conta. Grazie per quello che fanno per noi, forse senza neppure accorgersene. Grazie soprattutto per la carità più grande di cui ci fanno dono: quella di una preghiera al buon Dio, al quale ci affidano mentre noi stiamo correndo altrove. Cercheremo di guardare al loro esempio, al ‘segno’ che sono per noi, ma a loro chiediamo di non smettere mai di ricordarci al Signore, soprattutto quando, pur portandolo nel cuore, siamo lontani.

Un pensiero su “Diversamente giovani.

  1. Che scritto meraviglioso nella sua semplicità. Facendo parte della schiera dei “diversamente giovani” sono felice di poter affermare che la preghiera quotidiana è il filo che mi tiene legata alle persone conosciute e sconosciute. Ciao Maurizio e santo Natale a tutto il Betania’s bar

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