Vacanze (e ripresa) con gli altri … e con Dio

Da Stefano …

Siamo quasi al termine della terza settimana di settembre e, ricominciando le scuole, sono finite ufficialmente le vacanze per tutti: dopo gli adulti, anche i ragazzi “riprendono il lavoro”.

Come sono andate le vacanze estive?

A guardare la rete, si vedono tante persone sorridenti … e quante, fra chi conosco, hanno passato qualche giorno insieme ad altri per avvicinarsi, insieme, a Dio; giornate in montagna, pellegrinaggi, i giovani a Roma da Papa Francesco..e chi più ne ha più ne metta!

Belle esperienze; e, se mi guardo indietro, ritrovo conversazioni e confronti, organizzati od occasionali, con amici, conoscenti e sacerdoti: un pieno di benzina estiva per riprendere la marcia!

E, fra queste, anche la rete ci aiuta: ad esempio, con le parole di Padre Alberto Caccaro che, dalla Cambogia, periodicamente ci arrivano.

Le leggo, e mi torna alla mente una foto scattata in montagna ormai quasi trent’anni fa, e c’è anche lui: la cima, una croce, amici ed altri con cui avevo condiviso dei giorni di vacanza oratoriana.

Così torno al punto di partenza di questa chiacchierata al bar: che bello, durante le vacanze, trovare qualche giorno da passare insieme ad altri anche alla ricerca di Dio.

E per ricominciare?

Sarà un caso, ma ritrovo il mio punto di partenza su https://www.mondoemissione.it/author/alberto-caccaro/; la nuova riflessione incomincia con “Sono convinto che la missione della Chiesa sia fatta di incontri, relazioni umane, amicizie”: in queste parole mi trovo ribadito quanto è importante nella nostra vita la componente di relazione, con gli altri, e con Dio anche grazie agli altri.

Poi Padre Alberto prosegue …. leggetelo!

Da parte mia, un augurio per ricominciare, e riadatto quanto scriveva Padre Alberto in “Cento specie di amori” citando Rainer Maria Rilke: che tutti noi si possa esser “assai poeti” così “da evocare la ricchezza” della nostra vita quotidiana.

TEMPO “PERSO” … E “CONTROTEMPO”

Dopo un po’ che non cantava al bar, stasera l’esperto della canzone del Betania’s s’è lanciato con un canto alpino allegro, travolgente, uno di quelli che canta col suo coro: “San Matio”!

“Ce l’ho in testa da qualche giorno, perché ad un incontro dell’Azione Cattolica diocesana (“Perdere tempo con i propri figli. Davvero tempo perso?”) m’ha colpito una slide che suggeriva “scelte a cui educarsi”, indicando di “andare controtempo”. Così io pensavo a “San Matio”, in cui una sezione del coro ad un certo punto canta “controtempo” (anche se poi ho saputo che tecnicamente è un “tempo spostato”).

Spostato o controtempo che sia … in un periodo in cui si parla di “andare controcorrente”, che sottintende la fatica di dover capire la “corrente” e l’idea di “andarci contro” per affermare i tuoi valori … guardiamo positivamente al tempo da dedicare alle scelte educative. Guardiamo il “controtempo”!

Non è facile cantare a fianco di persone che cantano con un “tempo spostato” rispetto al tuo … ma quando tutti insieme ci riuscite, sai che soddisfazione per te, per voi e per chi ti ascolta!

Come in “San Matio”, e come in una famiglia! Ciascuno “canta” col suo tempo, da rispettare; devi conoscere bene la tua parte così da non farti trascinare e, senza presunzione o fretta, devi aspettare che gli altri conoscano bene la loro. Poi provi … e poi cantate .. e poi via con un altro canto da imparare! E poi ancora, perché un coro ha i suoi cavalli di battaglia, ma non mantiene in eterno lo stesso repertorio, vero?

E poi un coro si esibisce, cogli il riscontro del pubblico e scopri i repertori altrui! Interagisci con gli altri..

come suggeriva Ottaviano Pirovano, che invitava a “fare rete”con gli altri adulti che vedono i nostri figli, perché l’educazione e le loro scelte non derivano solo dalla nostra famiglia.

E soprattutto, non dimentichiamo che un coro ha un direttore da seguire ….

e noi cristiani ne abbiamo una con la D maiuscola!!

Stefano

Don Carlo Gnocchi … il papà di alpini e mutilatini

Oggi, 25 ottobre, la Chiesa ricorda il beato don Carlo Gnocchi … educatore instancabile, egli dedicò tutta la vita ai giovani e, insegnando loro a dedicarsi senza riserve, li guidò sulla via della santità perfetta (dal Prefazio)

Carlo Gnocchi nasce a San Colombano al Lambro il 25 ottobre 1902. Nel 1925 viene ordinato sacerdote. Dopo un primo impegno come assistente d’oratorio, negli anni Trenta don Carlo viene nominato direttore spirituale degli studenti dell’Istituto Gonzaga di Milano, prima, e dell’Università Cattolica, in seguito. Nel 1940 l’Italia entra in guerra e molti giovani studenti vengono chiamati al fronte. Don Carlo, coerente alla passione educativa che lo vuole sempre presente con i suoi giovani anche nel pericolo, nel ’41 parte come cappellano militare per il fronte greco e nel ’42 partecipa alla campagna di Russia. Nel gennaio del ’43 durante la tragica ritirata degli alpini della Tridentina, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, nasce in lui il sogno …

Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare a un’opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia “carriera”… Purtroppo non so se di questa grande grazia sono degno, perché si tratta di un privilegio.

Nascerà così la “Fondazione Pro Infanzia Mutilata”, che verrà poi sostituita dalla “Fondazione Pro Juventute …

Se bisogna ricostruire, la prima e più importante si tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo. Bisogna ridare agli uomini non solo la elementare possibilità di pensare e di volere, ma bisognerà restituirgli anche la dignità, la dolcezza e la varietà del vivere, voglio dire quel rispetto della personalità individuale e quella possibilità di esplicare completamente il potenziale della propria ricchezza personale.

Il 25 ottobre 2009 don Carlo Gnocchi viene proclamato Beato.

Giusto un passo da quello che probabilmente è il suo libro più famoso “Cristo con gli alpini” per cercare di capire chi fosse il sacerdote, il cristiano, l’uomo don Carlo Gnocchi …

Passa ultimo e frettoloso un giovane ufficiale. Riconosce il cappellano. “Ciao, gli dice sottovoce, hai il Signore?”. “Sì”. “Dammelo da baciare”. Un balenio metallico della piccola teca tratta di sotto la divisa; un bacio intenso e poi via animosamente. Verso la battaglia. Ricomincia il colloquio e il cammino “a due”. Il cappellano parla al suo grande Compagno. Parole sommesse salgono disancorate dal fondo indistinto del cuore e qualche volta sfuggono inavvertite alle labbra. Sono le preghiere e i voti di tutte le mamme per i figli in armi, sono benedizioni e domande per ciascuno di quei generosi e umili combattenti incolonnati verso la linea del fuoco. E quando la domanda si fa più pressante, la gioia più intensa, il dolore più fondo, la mano corre istintivamente alla piccola teca che racchiude il Cristo. Come per un gesto di possesso e una riaffermazione di diritto, come per un bisogno di conferma e una rinnovazione di una ricchezza così augusta e troppo felice. Così vai e non sai bene se sia Egli che ti porta o tu che porti Lui.

La compassione

William Adolphe Bouguereau – Compassion (1897)

Quello che succede nella vita … drammi, fatiche, gioie, soddisfazioni… ti aiutano a capire ogni volta qualcosa in più di te stesso, ad andare sempre più in profondità del tuo essere.

E se riesci a vivere fino in fondo queste esperienze, se riesci, magari anche con l’aiuto di qualcuno, a digerirle e a metabolizzarle, ti accorgi ad un certo punto che la vita ti ha fatto un dono enorme: la compassione!

Mi sono resa conto però che non sempre può risultare un dono gradito … a volte diventa un peso enorme da portare sulle spalle quando il dolore che leggi negli occhi dell’altro arriva a stritolarti le carni, a farti mancare persino il respiro e allora rinunceresti volentieri a questo regalo inatteso e non voluto … poi capisci quanto sei fortunato perchè il sentire l’altro ti porta inevitabilmente e più facilmente a dimenticare te stesso e a vincere la grande battaglia contro l’egoismo.

Chi non salta …

Bracca, 2 luglio 2017
Durante la Messa in occasione del 95° del Gruppo Alpini di Bracca, il parroco, riportando le parole di papa Francesco (“Stiamo vivendo non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca”) sottolinea l’importanza e la necessità di un salto di qualità per la Chiesa, per la società civile, per le associazioni di volontariato, per ogni uomo.
Saronno, 4 luglio 2017
E’ l’anniversario della morte di Pier Giorgio Frassati …
Ripenso alle parole di don Luca Ramello
Nell’esperienza umana e spirituale di Frassati non vi è alcuna contrapposizione tra la vita di giovane e la fede. In tutte le dimensioni, dalla preghiera allo studio, dalla politica all’impegno con i poveri, dallo sport all’incontro con gli amici, emerge la figura non di un eremita, ma di un ragazzo laico buttato nel mondo
e mi dico … ecco qualcuno che, senza tanti proclami e manifesti, ha fatto un salto di qualità nel quotidiano della sua vita, quella ferialità a volte tanto bistrattata, ma luogo unico e vero della propria santificazione.

Preti scomodi e profetici

E’ questo il titolo che l’Osservatore Romano ha utilizzato per raccontare la visita di papa Francesco a Barbiana e a Bozzolo, dove ha pregato sulle tombe di don Lorenzo Milani e don Primo Mazzolari.

Scomodi perché hanno avuto il coraggio di andare anche contro corrente per cercare di vivere fedeli al Vangelo di Cristo senza compromessi, senza  se e senza ma …

Profetici perché vivendo in pieno il loro tempo facendosi prossimi alla gente che incontravano sono stati presenza e testimonianza del Crocifisso risorto e vivo nella Chiesa …

 

Scomodi e profetici perché ebbero a dire …

don Lorenzo Milani:

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri

don Primo Mazzolari:

È finito il tempo di fare da spettatore sotto il pretesto che si è onesti e cristiani. Troppi ancora hanno le mani pulite perché non hanno mai fatto niente. Un cristiano che non accetta il rischio di perdersi per mantenersi fedele a un impegno di salvezza, non è degno d’impegnarsi col Cristo

 

… sapere di appartenere a …

Dal discorso di Papa Francesco all’apertura del Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma sul tema “Non lasciamoli soli! Accompagnare i genitori nell’educazione dei figli adolescenti”

Oggi le reti sociali sembrerebbero offrirci questo spazio di rete, di connessione con altri, e anche i nostri figli li fanno sentire parte di un gruppo. Ma il problema che comportano, per la loro stessa virtualità, è che ci lasciano come per aria e perciò molto volatili. Non c’è peggior alienazione per una persona di sentire che non ha radici, che non appartiene a nessuno

 

Se sai di appartenere a qualcosa o a qualcuno, anche nella solitudine più cupa, ci sarà sempre qualcosa a cui tornare o qualcuno a cui aggrapparti … e lo scrivo per esperienza …

2 Cor 2,15

… noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo …

 

Essere profumo … ma cosa vuol dire per me?

♦ diffondere odore “buono” senza preoccuparsi che si sappia da dove provenga … esercitati nella virtù dell’umiltà

♦ preoccuparsi di essere e mantenersi “puliti” soprattutto dentro … accostati frequentemente alla  confessione

♦ non dimenticarsi di usare ogni giorno un buon deodorante … quale miglior aiuto della preghiera quotidiana

Forse saranno osservazioni banali, ingenue e superficiali, ma perchè complicarsi la vita?

Buona giornata a tutti!

“AIUTAMI A CAPIRE ….”

le-migliori-coperina-davanti

“Le migliori”: il successo discografico del 2016; ed al bar non poteva mancare ovviamente il commento dell’esperto della canzone del Betania’s … visto che si tratta di Celentano (senza nulla togliere a Mina, ovviamente). Però stavolta l’esperto non canta: “ti lascio amore” proprio non gli riesce. Gli piace, l’ha colpito tantissimo, è un turbinio di emozioni.

Ma è difficile. Da cantare: solo Celentano può interpretarla così. E da ascoltare.

Difficile perché c’è qualcosa che non torna: per la prima volta in vita tua senti Celentano cantare che vuole chiudere un matrimonio. Non l’ha mai fatto: era arrivato a tradire, ma nella stessa notte già sceglieva per il matrimonio (la  storica “sotto le lenzuola”, cantata a Sanremo nel 1971 in coppia con il Coro Alpino Milanese).

Stavolta c’è un parlato iniziale che ti spiazza, poi ribadito dal canto: “io non so che mi succede dentro l’anima, ogni decisione presa è discutibile, e l’angoscia di sbagliare è insopportabile, quanto la certezza che devo andare via”. Adriano canta “devo andare via”?

Da lì in poi sentirai il disagio della coppia.. ma continuano a dirsi “amore”; Celentano intanto è passato a chiedere “lasciami amore” (il “devo andare via” non era così certo? Serve un “aiuto” per chiudere?), e senti la coppia accennare a tanti motivi, nessuno dei quali speri sia determinante. Però, in un crescendo, c’è Mina, che gli canta “ti lascio amore”, e passa da un “faccio posto ad emozioni nuove” ed un “forse adesso tra di noi…” ad un “non far si che i nostri giorni siano stati inutili”..  fino alla scena finale, quella che tu proprio non volevi: “io ti ho tradito, ma a modo mio ti ho sempre amato … ti lascio amore..no..non odiarmi amore..ti lascio amore..ti lascio”. Pum!

Ormai lo senti che è andata, non c’è più niente cui aggrapparsi: se anche la “certezza che devo andare via” non fosse stata tale, anche se Adriano era passato a “lasciami amore”, Mina, pur continuando a chiamarlo “amore”, lo lascia! La richiesta è stata esaudita.

Il canto è finito. C’è solo un drammatico parlato di Adriano; non c’è nemmeno quella sorta di consolazione del “non far si che i nostri giorni siano stati inutili” di Mina, perchè c’è il buio più totale di “tra un anno avremo già dimenticatooppure”. Come? C’è un “oppure”?

oppure aiutami a capire, dimmi, che tutto quanto è sbagliato”.

C’è il colpo di scena? C’è la richiesta di un aiuto perché, insieme, possa prevalere la coppia, con le sue difficoltà e risorse? Si può riprendere il testo dall’inizio, e rivedere quel “tutto sbagliato”, incominciando dall’ “ogni decisione presa discutibile”? In fondo, sono ancora capaci di arrivare a prendere decisioni (anche se poi le ridiscutono…).

Stefano