«L’opera di Guareschi rimane la “testimonianza di un intenso momento di speranza” per un “nuovo mondo possibile”. Che non avvenne, ma in cui “ci avremmo guadagnato tutti”.»
Si tratta di una battuta di don Camillo che si rivolge al Crocifisso mentre lo porta con sé nel luogo del suo esilio in montagna.
Ricorrono i settant’anni con Don Camillo!
Infatti il primo racconto in cui compaiono don Camillo e Peppone è stato pubblicato sul settimanale ‘Candido’ il 28 dicembre 1946 con il titolo ‘Don Camillo’ ed è stato poi inserito nel marzo 1948 nel primo volume della serie ‘Mondo piccolo’, dal titolo ‘Don Camillo’.
…Quarantadue donne però abortirono. I feti vennero minuziosamente analizzati e nessuno aveva segni di malformazioni. Neanche uno. Mi hanno detto che quelle donne erano le più sole. Dunque quelle più in balìa del potere. Dopo qualche tentativo non ho insistito nel rintracciarle, ma se anche ne avessi incontrata una, credo proprio che l’avrei abbracciata. E basta. Perché una donna che affronta una prova del genere ha bisogno solo di questo. Di una carezza, di un abbraccio, di uno sguardo misericordioso. E di una preghiera. In fondo per ricominciare a vivere, qualunque cosa accada, tutti noi abbiamo bisogno solo di questo.
“O aborto o mostro in pancia” era uno slogan molto in voga nell’estate 1976, due anni prima della legge 194. Il pretesto l’aveva offerto una nube tossica contenente diossina, fuoriuscita da una fabbrica chimica a pochi chilometri da Milano. La città che ha legato il suo nome all’incidente è Seveso: comparvero macchie rossastre sulla pelle dei bambini, arrivò l’esercito a recintare l’area contaminata, centinaia di famiglie dovettero lasciare le proprie case. E poi l’ansia delle donne incinte.