Ecco il “gran finale”.
Qui la Carlotti si scatena.
Secondo me ci sta dicendo che il metodo per riconoscere la bellezza è il medesimo di quello per riconoscere Cristo: “I ragazzi oggi più che mai, in un mondo che li destina alla noia perché hanno tutto tranne ciò che gli è essenziale per vivere, hanno bisogno di adulti che gli propongano la bellezza; l’alternativa son le regole. Se non c’è qualcuno nella cui vita è rintracciabile oggi la bellezza, tutta la bellezza di cui la nostra Italia è piena, sarebbe solo il bassorilievo stupendo sulla nostra tomba.”
Proviamo a sostituire bellezza con Cristo, oso affermare che calza!
Che ne dite?
L’ultima cosa che voglio dire è che papa Francesco ha recentemente pubblicato un libretto con un titolo che parafrasando Dostoevskij dice: “La bellezza educherà il mondo”. E allora voglio finire dicendo due cose: la prima è un racconto personale, io faccio l’insegnante, e avendo fatto una carriera “a rovescio”, cioè avendo cominciato a insegnare ai licei, poi son finita ai tecnici, perché appartengo a una categoria che si sposta, e facendo trasferimenti nello Stato ho cambiato scuole, e son passata dal liceo ai tecnici, fino a quando qualche anno fa sono finita in un professionale a Prato, a insegnare ai ragazzi delle periferie pratesi. In un professionale ci son ragazzi che sono abituati a una vita brutta, e tutti pensano di educarli a forza di sgridate e regole.
Mi ricordo che io rimasi colpitissima perché il preside mi aveva dato una classe terribile, come tutte, e io entrai a fare la prima lezione, e feci ascoltare Mozart: e nessuno fiatò, e alla fine tutti mi chiesero il CD per poterselo ascoltare il pomeriggio a casa. Il giorno dopo io ero a ricreazione, stavo parlando con un mio collega di lungo corso di quella scuola, arriva la mia classe di ritorno dalla lezione di educazione fisica, mi fanno capannello intorno, si avvicina il più disgraziato di questa classe e mi rende il CD che gli avevo dato il giorno prima, e mi dice: “Prof., l’ho ascoltato tutto: è bellissimo”. E gli si riempiono gli occhi di lacrime. Allora il mio collega incuriosito mi dice: “Ma di che cosa sta parlando?” e io dico “Sta parlando del Requiem di Mozart, che gli ho fatto ascoltare ieri”. Il mio collega davanti a tutti i miei alunni dice – è un collega che adesso è un mio grande amico, ma cominciò male – di fronte a questo ragazzo che aveva le lacrime agli occhi per il Requiem di Mozart, disse: “Mariella, perché dai le perle ai porci?” Io di rimando risposi: “Non le ho mica date a te”. Continua a leggere