Oggi su Avvenire, da e grazie a MARINA CORRADI. In piedi! Uno per uno: come ci è possibile, nelle Mani di Dio…
Caro Avvenire,
«finalmente ciascuno può decidere la propria fine». Giovedì 14 dicembre il Senato ha approvato una legge e io, quella stessa sera, ho terminato il pellegrinaggio per le case della parrocchia per la Benedizione natalizia. Ho incontrato molte persone: oriundi, nuovi italiani, vecchi, bambini, malati, atleti, sposati da anni, separati… e in ogni casa sono sempre stato colpito dalla prima occhiata all’apertura della porta. Dal primo sguardo si intuisce al volo che aria tira in una casa. L’inizio dell’incontro custodisce già il cuore di tutto. Alcuni non mi hanno aperto, altri mi aspettavano dal mattino, altri ancora avevano preso un giorno di ferie per non mancare. Ho capito che il punto non è la fine, nemmeno quella della vita affidata alla sentenza di un giudice, ma l’inizio. Occorre avere un motivo per vivere, all’inizio di ogni giorno, al sorgere di qualsiasi prova, all’affacciarsi di una qualche sofferenza. L’alternativa, prima che essere l’eutanasia, sarà il vivere da morti. Questa legge descrive il modo con cui tante persone hanno deciso di affrontare il quotidiano, ma il veleno culturale che l’ha generata e che genererà potrà essere distrutto solo da un popolo di uomini e donne che preferirà iniziare piuttosto che finire, ogni giorno, anche oggi, perché l’Alfa e l’Omega è diventato uomo.
don Simone Riva, Cinisello Balsamo (Mi)
C’è un’ansia che si sta impadronendo di non pochi e che si fa di tutto per amplificare come fosse di tutti: essere padroni della propria morte. Un’ansia di dire per tempo ‘non tenetemi in vita, in certe condizioni’, non curatemi, non nutritemi nemmeno. Ancora giovani e sani, e ben lontani dal raffigurarci quale sarà il nostro Continua a leggere