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diritto di precedenza

Toccava a me!

31 gennaio 201831 gennaio 2018 mauriziodones Chiacchiere da bar diritto di precedenza, Paperoga Style, umorismo amaro

Macché diritti umani, alla vita o alla casa…
L’unico per cui saremmo disposti a farci scannare è il diritto di… precedenza!

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sopra l’insegna del Bar

La "Madunina" del Duomo di Milano

l’insegna

...sul Muro del Pianto. Grazie a Massimo Ceriani

Il Patrono del blog

Particolare del Colosso di San Carlo Borromeo ad Arona

La nostra origine.

Immagine "riletta" da Massimo Ceriani del mosaico "Regina della Pace" (Giovanni Rossi) - Chiesa in Saronno. (clicca sull'immagine per osservare la chiesa). La nostra esperienza, recente o remota, proviene da qui.

Apologia del sorriso di Fausto Corsetti

Il sorriso appartiene solo agli essere umani, quindi potremmo dire che l’umanità di una persona si vede se sorride. Dimentichiamo spesso come sia importante questo piccolo gesto che possiamo sempre fare. Il sorriso è comprensibile da tutti: tutti i popoli sorridono nella stessa lingua! A volte è l’unica cosa che possiamo dare o dire, è l’unica ricchezza che possiamo condividere senza paura di impoverirci.
La cosa bella è che quasi sempre da un sorriso nasce un altro sorriso: è contagioso!
Pensiamo a come rassereni un’infermiera che ti infilza un ago ma ti tranquillizza con un sorriso, a come conforti l’impiegato che ti sorride mentre ti accoglie, a come illumini la giornata il passante che ti cede il passo con un sorriso, a quanto rassicuri un amico, un parente, un fratello che ti vede e sorride. Davvero, il sorriso, talvolta, è una “momentanea anestesia per il cuore”.
Anche al telefono si sente se dall’altra parte il nostro interlocutore sta sorridendo!
Con questo non parlo del sorriso che deride, di quello di chi ti inganna o di quello che copre con la menzogna i propri misfatti (purtroppo, anche questo, appannaggio esclusivo degli umani), ma di quel gesto che è il primo segno di amore che possiamo avere e ricevere…
La pace inizia con un sorriso..
Pensiamo a tutte quelle volte che possiamo sorridere e non lo facciamo per pigrizia, per rabbia, per risentimento, per dolore, per fatica. Ma un giorno senza sorriso è un giorno perso…
Così corriamo il rischio di inanellare giorni persi solo perché non sfruttiamo la qualità tipicamente umana di mostrare affetto e accoglienza sorridendo. Da un sorriso nasce un altro sorriso…

Il credo di dostoevskij.

Quali terribili sofferenze mi è costata – e mi costa tuttora – questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quanto più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari! Cionostante Iddio mi manda talora degl'istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegl'istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in quegl'istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice, e suona così: credete che non c'è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c'è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità.
(dalla lettera a N.D.Fonvizina, 1854)
E proposto dal Barman del Betania's.

QUARESIMA. LA MIA CROCE.

"La Sapienza eterna di Dio ha previsto fin dal principio la Croce che Egli ti invia dal profondo del Suo cuore come un dono prezioso. Prima di inviartela Egli l’ha contemplata con i Suoi occhi onniscenti, l’ha meditata col Suo divino intelletto, l’ha esaminata al lume della Sua sapiente giustizia. E le ha dato calore stringendola tra le Sue braccia amorose, l’ha soppesata con ambo le mani se mai non fosse di un millimetro più grande o di un milligrammo troppo greve. Poi l’ha benedetta nel Suo nome santissimo, l’ha cosparsa col balsamo della Sua grazia e col profumo del Suo conforto. Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio… Perciò la Croce viene a te dal Cielo, come un saluto del Signore, come un’elemosina del Suo misericordioso amore." SAN FRANCESCO DI SALES

Il manifesto. Un credo.

"Se pensate che io scriva certi miei post, ad esempio quello di ieri, perché voglio difendere una tradizione siete proprio fuori strada. Se pensate che lo faccia perché sono parte di una Chiesa che dice che certe cose sono peccato avete capito poco. Non è per odio o disprezzo, non per attivismo o perché pagato. Non mi piacciono le manifestazioni, non sopporto chi insulta un altro per quello che é, e tutti, anche quelli che a mio parere sbagliano gravemente, li riconosco come miei fratelli.

Ma non posso lasciare perdere la verità. La verità di cui parlo non è negare le nozze gay, o l’eutanasia, o l’aborto. Quelli sono particolari, sono effetti. Pensate che io viva per resistere al “cambiamento ineluttabile e progressivo”? Cazzate. Se domani mi svegliassi in un paese che ha approvato come legge tutte quelle cose sarebbe un giorno nero per tutti, ma non toglierebbe un briciolo alla verità. Se domani si instaurasse un regime ateo e omicida come in Corea del Nord, in Cina o nella vecchia Unione sovietica io non cesserei di essere quello che sono. Non sono le leggi degli uomini che mi definiscono. Mi possono rendere la vita migliore o peggiore, ma la verità sta altrove.

I regimi crollano. Le leggi cambiano. Le leggi di Nerone, di Ezzelino da Romano, di Stalin sono finite come i loro regimi. Credevano di essere eterni, sono morti nel loro vomito e nei loro escrementi. Non gli è sopravvissuta la loro ideologia, il cui trionfo vedevano ineluttabile.
Il problema non è resistere, o protestare. In questo caso “loro” ci portano a giocare sul loro terreno e, come ogni generale sa, questo è un terribile vantaggio. Le battaglie di retroguardia sono solo il difendere la fuga di chi si vede già sconfitto.
Il combattimento vero è altrove. E’ nel fare vedere in che maniera la fede può cambiare il mondo. E’ mostrare come il cristianesimo possa innalzare l’essere umano, farlo vivere meglio. L’unica cosa in grado di portare alla vera vittoria.

Se diamo tutto il nostro vigore solo alla resistenza a menzogne vuote, abbiamo già perduto. Perché abbiamo perduto la fede che Cristo possa cambiare il mondo.

Sarà la nostra faccia da salvàti a salvare il mondo. Perché farà vedere la menzogna che c’è dietro chi nega la realtà delle cose, i servimorte, gli adoratori del nulla. Come accadde al tempo degli imperatori romani, che avevano già tutti i mali che oggi si vorrebbe reintrodurre; come è riaccaduto mille volte e sta accadendo ora per mille persone, domani per altri mille, da duemila anni.

Amici, è la verità che vince, non noi e i nostri progetti anche buoni. Non è indignarci che ci fa vivere una vita migliore, non è protestare che raddrizzerà l’ingiustizia, non sono le petizioni o le leggi, giuste e ingiuste, che faranno rivivere i morti.
Per mostrare la faccia da salvati, bene, dobbiamo esserlo. Per mostrare la verità dobbiamo aderire ad essa, anche con le misere forze che abbiamo, malgrado tutti i nostri poveri errori. Se non avete ancora incontrato questa cosa che fa gustare la vita cento volte di più, che fa abbandonare rabbia e disprezzo, ecco, io ve l’annunzio. Si tratta di un uomo, il suo nome è Cristo.

Se l’avete già incontrata ecco, io ve la ricordo. Come la ricordo a me."

fonte: il blog amico di Antonio aka Berlicche https://berlicche.wordpress.com/2013/05/23/battaglie-di-retroguardia/

Crepa. (Piano piano).

Stiamo arrivando. Piano piano.
Non ve ne accorgete? No, certo che no. Perché noi facciamo piano.
Un passetto per volta. Un pezzettino per volta. Vi cambiamo. Cambiamo voi. Cambiamo te. Delicatamente. Profondamente. Cambiamo il modo con cui guardi agli altri. Cambiamo il modo con cui consideri quelli che ami. In maniera che non li ami più così. In maniera che non li ami più. Che li ami in modo diverso. Più rispettoso, diciamo. Allontanandoti. Lasciandoli andare. Tagliando i legami. Facendoti pensare che il loro bene sia non volere loro bene. Che sia il non volere il loro bene. In piccole cose. E poi nelle grandi cose.
Ma non subito.
Per gradi. Passando dall’amore al rispetto. Dal rispetto all’indifferenza. Dall’indifferenza a quello che c’è dopo, e dopo c’è tanto. Noi lo sappiamo. Ieri non potevate ammetterlo. Poi sono arrivati i casi speciali. I casi pietosi. Quasi mai veri. Mai veri del tutto.
Ma erano un passo. Un piccolo passo. Per abituarvi.
Piano piano. Per cambiarvi.
Piano piano. La seconda volta che accade è già visto. La terza è noioso. La quarta si spinge più in là. Verso di noi.
Piano piano. Dal caso pietoso a quello normale. Non ci si può tirare indietro. Non ci si può più tirare indietro. Chi si tira indietro sarà denunciato. Non è pietoso. Non ha pietà. La sua pietà vera sarà derisa. Sarà derisa perché vera. Sarà impedita perché vera. Sarà vietata perché vera. Quella falsa avrà vinto. Noi avremo vinto.
Piano piano. Ti permetteremo di morire di sete. Ti faremo morire di sete. Per non morire di vita. Ma la sete è crudele. Saremo pietosi. Ti uccideremo con una pastiglia. Con una iniezione. Per pietà. La nostra pietà. Ti addormenteremo. Ti sederemo. Per non fartene accorgere. Non ve ne accorgerai. Non te ne stai accorgendo. Ti abbiamo sedato. Ti abbiamo addormentato. Basta una volta. Mille no. Ma basta un sì. Ci sarà il cedimento. Ci sarà il crollo. Siamo abili.
Piano piano, a strisciare. Nelle crepe. Allargarle.
Piano piano. Finché non ci sarete più. Ci saremo solo più noi. E verremo da voi. Forti. Senza più bisogno di andare piano. Avremo vinto. Vi guarderete intorno. Non ci sarà più nessuno. Solo noi. A dire che non avete più libertà. Che adesso siamo noi a comandare. E che dovete sparire. Obiezioni? No, non le accettiamo ormai. Dovevate parlare prima. L’avete fatto? Peccato, non vi abbiamo sentiti.
Avete parlato troppo piano.
fonte Antonio aka Berlicche 20/04/2017

Nota:

Questo blog è una pagina Web personale e senza fini di lucro. Non rappresenta una testata giornalistica in quanto aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Qualora la pubblicazione di testi o immagini inseriti nel blog violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo come commento e saranno immediatamente rimossi.

Il motto:

Non nobis Domine, sed nomini Tuo da gloriam. Dal Salmo 115

Guareschi: un amico.

Messaggio ai giovani. Michel Quoist.

IL CANTO PROFONDO SCRITTO NEL CUORE DI UN RAGAZZO: "Belle ragazze! Ho molto bisogno di voi, perché nasca in me l’uomo che voi desiderate. Conoscete il vostro potere? Cosa avete fatto di me? Come una scintilla folle avete incendiato i miei sogni… E che rimane del falò acceso? Qualche ramo bruciato, che mai più avrà frutto. E voi vi siete bruciate le ali, farfalle di una sola estate, le ali che avrebbero potuto portarvi così in alto, mentre di me non avete avuto che un grido e non la mia canzone. Avevo bisogno di un No! Che non fosse un povero No, timoroso e sgomento; un No di disgusto, un No triste. Ma di un No sorridente, che mi desse la voglia di rispettarvi, belle ragazze! Voglia di credere che l’amore è un fiore troppo bello, perché sia calpestato, quando per il solo piacere, si tenta di strapparlo. Voi belle ragazze potete insegnarci a uscire da noi stessi e dimenticarci: donarci, invece di cercare sempre di prendere… Potete insegnarci ad Amare!" Michel Quoist, “Parlami d’amore”, SEI, Torino, 1987

La pressione della realtà. Di Silvia Grimoldi.

Ieri sera, Quaresimale del Venerdì con la testimonianza del fondatore del Sermig Ernesto Olivero: la definizione di giovani che si drogano come di ‘vigliacchi e bastardi due volte’ (in risposta ad una domanda del pubblico) mi arriva come un pugno, dentro ad una serata che parla di misericordia, di chiesa scalza, di forestieri da accogliere. Perché se è giusta la condanna della droga, se occorre esser chiari con i ragazzi quando prendono decisioni sbagliate, bisogna fare altrettanta attenzione a condannare la persona; i giovani che si drogano sono giovani che sbagliano, non giovani sbagliati! E il tema va trattato con prudenza, pena il rifiuto ed un messaggio boomerang. “Sorgenbrecher” (scacciapensieri) è il nome che Freud dava alla droga, di cui fece uso per circa 3 anni. Questa, come annotò in alcuni scritti sull’argomento, ha il potere di scacciare il cattivo umore, donare l’allegria, accrescere la vitalità e l’autocontrollo e, per mezzo di tali effetti, di aiutare l’individuo a sottrarsi alla “pressione della realtà”. La questione, piuttosto che sul piano della paura, va affrontata su quello che inerisce alla fatica e all’insensatezza del vivere che spesso attanaglia il cuore di un giovane. Senza un motivo per vivere, senza un fuoco che si accende, senza qualcuno accanto che lo accende per noi, senza la testimonianza concreta che sogni, valori, aneliti, desideri sono abbracciati da un Dio che ci ama, la soluzione a portata di mano può per taluni sembrare il ‘sorgenbrecher’

Apologia della Croce.

Se non fosse necessaria la croce, Cristo sarebbe uno a cui effettivamente è andata un po’ male. Se non ci fosse questa necessità anche per noi la morte sarebbe un’enorme contraddizione, e la fine di tutto. La sofferenza sarebbe una sfiga, e a questo punto allora meglio evitarla con tutte le forze. Allora va bene uccidere i bambini malati, logico ammazzarsi in Svizzera quando le cose si mettono male. Invece il cristianesimo è la storia di Dio che si è fatto uomo ed è venuto a offrirci la salvezza per mezzo della croce. La croce è necessaria perché l’uomo ha bisogno di redenzione. Nessuna visione pacificatrice che prescinda dalla salvezza di Cristo, dal mistero della sofferenza e della morte, dal mistero oscuro del peccato, quello originale e quello che compiamo con la nostra iniziativa, quello che è presente dentro e fuori di noi, è cristiana. I cristiani possono vantarsi solo della croce. Non sarà certo la nostra bellezza a convincere nessuno, perché noi non siamo affatto belli, solo Cristo è bello, e i santi, quelli che lo lasciano agire in loro, ne possono acchiappare qualche molecola di bellezza.

COSTANZA MIRIANO

Lettera sull’inquietudine.

“(…)E ora, visto che mi sono messo ad assicurare preghiere un po’ per tutti, vorrei rivolgermi anche a voi che, pur non essendovi mai allontanati da Dio, non riuscite ugualmente a trovar riposo nella vostra vita. Per sé parrebbe un controsenso. Perché Dio è la fontana della pace, e chi si lascia da lui possedere non può soffrire i morsi dell’inquietudine. Però sta di fatto che, o per difetto di affido alla sua volontà, o per eccesso di calcolo sulle proprie forze, o per uno squilibrio di rapporti tra debolezza e speranza, o chissà per quale misterioso disegno, è tutt’altro che rara la coesistenza di Dio con l’insoddisfazione cronica dello spirito. Mi rivolgo perciò a voi, icone sacre dell’irrequietezza, per dirvi che un piccolo segreto di pace ce l’avrei anch’io da confidarvelo. A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi. A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso. A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un’altra piega all’esistenza. A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate. A voi, che avete il corpo qui, ma l’anima ce l’avete altrove. A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire. A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto, e non ve ne va mai a genio una, e non c’è bicchiere d’acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti. A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura. La sorgente di quella pace, che state inseguendo da una vita, mormora freschissima dietro la siepe delle rimembranze presso cui vi siete seduti. Non importa che, a berne, non siate voi. Per adesso, almeno. Ma se solo siete capaci di indicare agli altri la fontana, avrete dato alla vostra vita il contrassegno della riuscita più piena. Perché la vostra inquietudine interiore si trasfigurerà in «prezzo da pagare» per garantire la pace degli altri. O, se volete, non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere ogni ansia di felicità. Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola: «O Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».”

Servo di Dio DON TONINO BELLO

BETANIA VERMEER
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Sandro Botticelli “Annunciazione di Cestello” 1489 – 90. Uffizi
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