Don Camillo
Scritto ieri: alluvione e farabutti…

Mai ricordato abbastanza Giovannino Guareschi. Tantopiù nel Cinquantesimo dalla morte, o dal Centodecimo dalla nascita. In ogni caso c’è chi, irriducibile, non riesce a stargli lontano: anzi, vuole vivere guareschianamente; e fonda una comunità, un movimento, un “monastero wi-fi” lo chiamerebbe la nostra Costanza Miriano… È nata in questo modo una rete di amici che vogliono far conoscere questa scelta innanzitutto praticandola per primi nella vita di tutti i giorni e poi attraverso l’impegno culturale e sociale. Li possiamo seguire su Progetto Mondo piccolo: http://www.progettomondopiccolo.com .Lasceremo in evidenza il link nel box BLOGROLL della barra laterale. Ma leggiamo il brano che segue: il Cristo raccomanderà più avanti che “bisogna salvare il seme”, don Camillo Gli chiederebbe qui di annegare i farabutti ma invoca per tutti ogni tipo di prosperità. Guareschi propone l’immagine di prete “vero”, non una sua caricatura!…
“Gesù,” disse ad alta voce don Camillo “se in questo sporco paese le case dei pochi galantuomini potessero galleggiare come l’arca di Noè, io vi pregherei di far venire una tal piena da spaccare l’argine e da sommergere tutto il paese. Ma siccome i pochi galantuomini vivono in case di mattoni uguali a quelle dei tanti farabutti, Continua a leggere
Con Giovannino il popolo risorge sempre.
Cinquant’anni fa moriva Giovannino Guareschi. Con don Camillo e Peppone ha lasciato un’importante eredità da recuperare per gli uomini di oggi.
GIORGIO VITTADINI Il Sussidiario – 20 LUGLIO 2018 –
Cinquant’anni fa, il 22 luglio 1968, Giovannino Guareschi lasciava improvvisamente questo mondo. Aveva sessant’anni. Quello che spinge a parlare di lui non è solo la ricorrenza e il dovere di ricordare uno degli scrittori italiani più tradotti nel mondo (142 lingue) insieme a Dante Alighieri. E nemmeno il desiderio di rendere giustizia a un genio dell’umano così incompreso e ingiustamente bistrattato. Il fatto è che le vicende vissute da don Camillo, da Peppone e dai tanti altri personaggi meno conosciuti, così come le considerazioni contenute negli articoli del settimanale Candido che dirigeva e i giudizi taglienti espressi nelle sue vignette, hanno molto da insegnare, non “anche”, ma soprattutto oggi e in vista del domani. Almeno per una serie di fattori.
Il primo riguarda il riferimento al popolo, Continua a leggere
“Quando anche i comunisti erano persone serie”. (cit.*)
GIOVANNINO GUARESCHI
Don Chichì: “Don Camillo, la Chiesa è una grande nave che, da secoli, era alla fonda. Ora bisogna salpare le ancore e riprendere il mare! E bisogna rinnovare l’equipaggio: liberarsi senza pietà dei cattivi marinai e puntare la prua verso l’altra sponda. E’ là che la nave troverà le nuove forze per ringiovanire l’equipaggio. Questa è l’ora del dialogo, reverendo!” Ma don Camillo risponde: “Litigare è l’unico dialogo possibile coi comunisti. Dopo vent’anni di litigi, qui siamo ancora tutti vivi: non vedo migliore coesistenza di questa. I comunisti mi portano i loro figli da battezzare e si sposano davanti all’altare mentre io concedo ad essi, come a tutti gli altri, il solo diritto di obbedire alle leggi di Dio. La mia chiesa non è la grande nave che dice lei, ma una povera piccola barca: però ha sempre navigato dall’una all’altra sponda. (…) Lei allontana molti uomini del vecchio equipaggio per imbarcarne di nuovi sull’altra sponda: badi che non le succeda di perdere i vecchi senza trovare i nuovi. Ricorda la storia di quei fraticelli che fecero pipì sulle mele piccole e brutte perché erano sicuri che ne sarebbero arrivate di grosse e bellissime poi queste non arrivarono e i poveretti dovettero mangiare le piccole e brutte?”
da Don Camillo e i giovani d’oggi, Rizzoli, 1969
* Guareschi, si sa, non era un comunista, tutt’altro. Il suo coraggio è stato proprio quello di andare controcorrente in un tempo in cui il conformismo politico e culturale spingevano ad adagiarsi su una ben precisa parte politica. Ma celebre è una sua espressione. Col suo intuito straordinario previde ciò che sarebbe accaduto dalle parti di Stalin e compagni, ne previde la deriva radicalista e libertaria (del tutto logica allorquando si fa della materia il tutto) e disse: quando anche i comunisti erano persone serie |
Corrado Gnerre |
“Senza di Voi mi sento perduto”.
Si tratta di una battuta di don Camillo che si rivolge al Crocifisso mentre lo porta con sé nel luogo del suo esilio in montagna.
Ricorrono i settant’anni con Don Camillo!
Infatti il primo racconto in cui compaiono don Camillo e Peppone è stato pubblicato sul settimanale ‘Candido’ il 28 dicembre 1946 con il titolo ‘Don Camillo’ ed è stato poi inserito nel marzo 1948 nel primo volume della serie ‘Mondo piccolo’, dal titolo ‘Don Camillo’.
AUGURI!
“Bisogna salvare il Seme!”
Nella sua omelia, monsignor D’Ercole ha anche citato un episodio con protagonista Don Camillo, il personaggio nato dalla penna dello scrittore Giovannino Guareschi.
“Dopo che un’alluvione aveva colpito la sua comunità, don Camillo si era rivolto così ai compaesani: ‘Fratelli, le acque tutto travolgono ma un giorno torneranno placate nel loro alveo, e splenderà il sole. E se avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede in Dio’.
Intanto la gente restava fuori, diffidente, come in questi casi, ma guardava il campanile. Le torri campanarie dei nostri paesi sono crollate, non suonano più, ma un giorno torneranno a suonare“.
In una manona il tepore di un Bambinello – di Giovannino Guareschi
…anche nella “Casa sulla roccia” abbiamo cari amici:
Officina: io non ti perdonerò mai (3)
Il perdono? Questione di indole e temperamento? O di una situazione, di un percorso?
E poi, per chi o per cosa si perdona o non si perdona?
Ecco qui un breve viaggio tra spunti semiseri.
Stefano Vanoli
A)
1 – questione di indole e temperamento…..
Ciccio perdona…io no! (Franco Franchi, Ciccio Ingrassia- Sigla iniziale film omonimo, 1968)
“Se passi per il deserto dalle parti dell’Arizona, procurati una corona e preparati a morir Continua a leggere
Seme e terra
Bisogna salvare il seme? Certo! Ma la terra? L’humus? Ciò che c’è di più (appunto) humile? Ciò che accoglie il seme? Un gesto in sè rimane un gesto. E’ l’humus che fa la differenza. E’ l’humus che restituisce l’identità al seme. Sangue e letame. Terra nera. Persino fetida, magari. O riarsa, ormai bruciata e perduta. Terra feconda o inospitale. Terra che rifiuta di essere coltivata. Terra ostinata. Terra polverosa, sporca. Ma terra. Adamà, in ebraico. Adàm, l’uomo, questo dannato terreno. Questa terra salvata. Continua a leggere