Senza fede diciamo «non ho paura» come i bambini che cantano nel buio.

Qui al Bar contiamo sulla capacità sensibile di Marina Corradi di guardare, scrutare ciò che accade. SENSIBILITA’ NON EMOTIVITA’! Da Avvenire di ieri.

Caro Avvenire,
davanti alle tante violenze che si consumano nel mondo mi domando perché in questa società globale che tutti ci accomuna nella vita e nella morte si tenti di cancellare ogni tipo di meditatio mortis. Il silenzio solenne o il religioso silenzio che dovrebbe regnare sovrano davanti ai morti viene spesso ‘trafitto’, e la sopraffazione di questo ‘riposo’ – a volte inconsapevole, altre no – invece di farsi memoria si trasforma in oblio. Forse, quell’ostentato «non abbiamo paura» dei vivi o dei sopravvissuti si trasformerebbe, attraverso la meditatio mortis, in un comportamento più responsabile che testimoni una fiduciosa speranza, soprattutto cristiana, che superi l’inevitabile naturale paura della morte. Cordialità

Pietro Ernesto Malgarini

Nelle ore tragiche dell’attentato a Barcellona come tutti alla tv ho assistito a lunghe ‘dirette’ dalle strade della città catalana, in cui, a causa del pochissimo tempo trascorso dalla strage, continuavano a scorrere sempre le stesse immagini, e a parlare, soffocati dalla paura, sempre gli stessi testimoni. Dopo mezz’ora che le stesse foto e le medesime parole si ripetevano concitatamente, ho rimpianto i tempi in cui i tg davano, di una tragedia, la secca notizia, prima che ci fosse il tempo di collegarsi con il luogo dell’evento. Perché quello sgranarsi di volti e parole ripetute aveva quasi l’effetto di banalizzare l’accaduto, Continua a leggere