Immagini come da lontano e una strana nostalgia.

Da Avvenire dell’altro ieri, da MARINA CORRADI che “canta”della Nostalgia spesso e con maestria. Ringraziando Silvia per la sua “Nostalgia canaglia” e per la sua sensibilità.

Navigando sul web, sul sito di un quotidiano imbattersi – dopo il dramma degli esuli della ‘Sea Watch’ e della ‘Sea Eye’, tra crisi della Carige e «prima gli italiani!» – in un video diverso. Aprirlo, guardarlo, guardarlo ancora. Quasi in una misteriosa nostalgia. Una videocamera nascosta in un bosco dell’Appennino parmense mostra il passaggio degli animali selvatici nell’anno appena finito, da una stagione all’altra. Non sono immagini insolite per gli amanti della natura, forse lo sono tra le cronache quotidiane. L’occhio tecnologico sembra essere stato posto lungo un sentiero battuto dalla fauna.

Apre la sfilata una volpe affamata, che si lascia dietro sul manto candido Continua a leggere

Il nuovo che verrà.

Cari Amici,

l’ingranaggio della nostra umana esistenza è alla ricerca instancabile di unità e di continuità. Alla fine, e solo allora, si vedrà come il senso della vita umana si trovi solo e proprio nell’”interno vividissimo e ignoto”.

Un caro abbraccio.

FAUSTO CORSETTI

Può sembrare una esagerata semplificazione affermare che il momento presente, e ancor più quello futuro, è segnato dalla memoria di quanto già si è vissuto e sperimentato. Eppure i nostri occhi sono intrisi di luci, colori, immagini, volti, gesti, suoni già raccolti e gelosamente, indelebilmente, custoditi uno dentro l’altro nell’intimo di noi stessi.
È sufficiente un cenno perché torni presente un’emozione vissuta. Un colore o un riflesso di luce hanno la forza di evocare Continua a leggere

Sera.

C’è bisogno di tenere gli occhi chiusi per riuscire a vedere. Occorre fare silenzio per accordare il violino interiore. Bisogna stare in ascolto per udire la voce del vento interiore che trema…

Un abbraccio affettuoso a Voi tutti.

FAUSTO CORSETTI

C’è un tempo unico, speciale, diverso nel quale più facilmente tornano alla mente pensieri, volti, memorie, nomi e vissuti, che altrimenti restano sopiti nel lento scorrere del tempo e delle stagioni…
Alla sera, nella vivacità di un mondo dinamico e non facilmente controllabile nelle altre ore del giorno, in perfetta solitudine, abbiamo l’occasione, la fortuna di ritrovare noi stessi. Ritrovarsi, riscoprirsi lasciandosi precipitare nel vuoto, nel silenzio.
Lo sguardo si muove sicuro su percorsi familiari. Cade, per caso, su un Continua a leggere

La foresta dei giusti.

La stele dedicata all’italiano Giorgio Perlasca nel giardino Yad Vashem

di FAUSTO CORSETTI

E’ necessario e giusto ricordare il passato. Bisogna ricordare per impedire che la Storia si ripeta, che la violenza e l’odio razziale, vinti una volta si ripropongano in forme nuove, dietro altre intolleranze, altre battaglie. Per questo il nostro Paese ha aderito a una proposta internazionale e ha istituito dal 2000 “La Giornata della Memoria” per commemorare le vittime del nazismo e dell’Olocausto, il 27 gennaio. Una data storica: il 27 gennaio del 1945, quando si aprirono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e i pochi superstiti furono liberati, il mondo vide l’orrore del genocidio nazista.
Ma la Giornata della Memoria serve anche a ricordare tutti coloro che, a rischio della propria, hanno salvato altre vite. Più di mezzo secolo fa, una mattina del 1953, al Parlamento dell’antichissimo e nuovo Stato d’Israele veniva deciso di dare vita a una foresta in una vasta e ancora poco popolata zona della capitale, Gerusalemme, là dove erano solo ciuffi d’erba. Si decideva di piantare lì un albero per ogni persona non ebrea che in Europa, Continua a leggere

Senza fede diciamo «non ho paura» come i bambini che cantano nel buio.

Qui al Bar contiamo sulla capacità sensibile di Marina Corradi di guardare, scrutare ciò che accade. SENSIBILITA’ NON EMOTIVITA’! Da Avvenire di ieri.

Caro Avvenire,
davanti alle tante violenze che si consumano nel mondo mi domando perché in questa società globale che tutti ci accomuna nella vita e nella morte si tenti di cancellare ogni tipo di meditatio mortis. Il silenzio solenne o il religioso silenzio che dovrebbe regnare sovrano davanti ai morti viene spesso ‘trafitto’, e la sopraffazione di questo ‘riposo’ – a volte inconsapevole, altre no – invece di farsi memoria si trasforma in oblio. Forse, quell’ostentato «non abbiamo paura» dei vivi o dei sopravvissuti si trasformerebbe, attraverso la meditatio mortis, in un comportamento più responsabile che testimoni una fiduciosa speranza, soprattutto cristiana, che superi l’inevitabile naturale paura della morte. Cordialità

Pietro Ernesto Malgarini

Nelle ore tragiche dell’attentato a Barcellona come tutti alla tv ho assistito a lunghe ‘dirette’ dalle strade della città catalana, in cui, a causa del pochissimo tempo trascorso dalla strage, continuavano a scorrere sempre le stesse immagini, e a parlare, soffocati dalla paura, sempre gli stessi testimoni. Dopo mezz’ora che le stesse foto e le medesime parole si ripetevano concitatamente, ho rimpianto i tempi in cui i tg davano, di una tragedia, la secca notizia, prima che ci fosse il tempo di collegarsi con il luogo dell’evento. Perché quello sgranarsi di volti e parole ripetute aveva quasi l’effetto di banalizzare l’accaduto, Continua a leggere

Misericordia.

Dori: la smemorata disarmante della Pixar

 

Ancora “nei dintorni” della Festa dell’Assunta, ancora con don Marco Pozza parliamo di mamme, di Madre, e della Misericordia che ci usano, della pazienza che portano e della memoria che perdono.

Un po’ come la mia mamma. E allora… è bene che anch’io ricambi quella santa pazienza.

Che la mia mamma non stesse bene, me n’ero accorto tantissimo tempo fa. In tutti questi anni, però, non ne ho mai parlato con nessuno: per un senso di pudore, per una questione di delicatezza, per il fatto che non volevo assolutamente che si sentisse diversa dalle altre donne. Dentro di me, tuttavia, andavo dicendo: “Possibile che mio fratello non se ne accorga?” Me ne avesse anche solo accennato di sfuggita, avrei colto l’occasione per confidarmi con lui: per studiare assieme un modo per aiutarla. Invece nulla: per un sacco di mesi, per intere stagioni, per anni conteggiati in lustri. Poi, un giorno, Continua a leggere

Sentirsi irrequieti, desiderare di essere altrove, partire e scoprire che “no, non è nemmeno qui”.

un-millesimo-di-inquietudine-2015-5-638Condivido, con un certo orgoglio, l’irrequietezza, l’inquietudine di Marina Corradi. Una di noi.

MARINA CORRADI

Da tutta la vita mi prende certe mattine una irrequietezza, come la necessità assoluta di andare in un luogo diverso da quello in cui mi trovo. Si impadronisce di me l’idea che, se fossi in quella data città, o se vedessi il mare, sarei felice: e che quell’accidia, quella malinconia che ho sempre addosso se ne andrebbero, se fossi altrove.

Tante volte, fin da quando ero ragazza, ho ubbidito a questo istinto di partire, da sola, sospinta dall’idea che “laggiù” sarebbe stato diverso, oppure, addirittura, sarei stata diversa io. E sono partita per Continua a leggere

I colori di un abbraccio? Quelli di due anime accese.

foto Steve Mc Curry
foto Steve Mc Curry

Marco Voleri

«I colori hanno un profumo preciso», pensò deciso Fabio a sette anni, mentre colorava con impegno un prato pieno di fiori su un foglio. Il bambino aveva anche un’idea abbastanza chiara della temperatura che poteva esprimere una determinata tonalità, come fosse un’emozione da toccare con gli occhi. Nel corso degli anni, crescendo, imparò a convivere con questo particolare metro, che teneva nella tasca del cuore. Tutto ciò che vedeva o sentiva, dalla coda al supermercato alla marmellata appena fatta dalla nonna, aveva un colore preciso nella sua mente che gli consentiva di preservarne, attraverso la temperatura codificata dalla sua anima, un ricordo indelebile. Ogni giorno vissuto da Fabio era una tavolozza bianca da colorare, Continua a leggere