
Sorpresi per la rivelazione
Sono abili, volonterosi, esperti,
ma li scoraggia l’inutile fatica, li umilia il fallimento,
li insulta e irride lo sguardo maligno e la parola ostile.
Ed ecco: li sorprende, li rianima, li commuove
la voce amica eppur confusa
che dalla spiaggia comanda nuova impresa.
Come ritroveranno ardire,
se non perché “è il Signore!” (Gv 21,7)?
L’entusiasmo è finito, pare che l’attesa sia smentita
e la speranza solo una ingenuità.
Che cosa rimane se non la tristezza e la nostalgia?
Ed ecco: si avvicina il viandante amico eppure sconosciuto
e domanda e confida e fa ardere il cuore
e nell’ombra della sera si consegna come pane spezzato.
Come ritroveranno gioia,
se non perché hanno riconosciuto il Signore (cfr Lc 24,31)?
Li raccoglie la paura per una frequentazione sospetta,
li raccoglie l’inerzia e l’abitudine per anni condivisi
per imprese memorabili e clamorosi fallimenti;
li raccoglie l’incertezza come gente che s’è perduta
in una vita troppo complicata,
tra umori troppo inaffidabili e pensieri troppo prevenuti.
Ma le porte chiuse e la desolazione dei cuori spaventati
non trattiene la visita amica eppure inquietante.
Come riprendere la missione,
se non perché li manda il Signore (cfr Lc 24,48)?
Ecco il tempo di Pasqua, perché l’incontro dissolva il dubbio
e la presenza amica si riveli volto e corpo e gloria.
+ Mario
arcivescovo di Milano