“Siamo autorizzati a pensare”.

Siamo autorizzati persino a pensare” ha ripetutamente esortato l’Arcivescovo di Milano Delpini nel suo  Discorso alla Città di Milano per la Patronale di sant’Ambrogio 2018. Affermazione tutt’altro che scontata durante una Dittatura Del Pensiero Unico che stiamo controvoglia sopportando.

Con questa premessa e senza altri commenti diffondiamo il Comunicato che segue, di don Luigi Fabbri, vicario generale della Diocesi di Viterbo. L’argomento? La censura di Gesù Cristo come Parola e come Persona.

COMUNICATO STAMPA della CURIA VESCOVILE della DIOCESI DI VITERBO n. 20/2018 del 14.12.2018
DICHIARAZIONE del VICARIO GENERALE della DIOCESI DI VITERBO
Canto di Natale nella scuola di Tuscania
Sollecitato ad esprimere un parere su quanto accaduto in una classe della Scuola Elementare dell’Istituto Comprensivo “Ildovaldo Rodolfi” di Tuscania a proposito del nome di Gesù che una insegnante ha tolto dalla canzone di Natale e sostituito con la parola “laggiù” forse per non offendere la sensibilità dei “vicini di banco” non cattolici, come comunità ecclesiale condividiamo lo stupore e la meraviglia delle famiglie, delle Istituzioni Civili e di quanti faticano a capire la logica di una scelta didattica che contraddice il ruolo stesso della Scuola, chiamata ad offrire un’educazione aperta ed inclusiva e non esclusiva soprattutto di ciò che costituisce la nostra identità e le nostre radici più profonde.
Ricordiamo che l’integrazione è un dovere, ma, come ha affermato recentemente Papa Francesco, “nella misura in cui non sia una minaccia contro la propria identità”.
Scelte di questo genere riteniamo siano offensive proprio di Continua a leggere

Apologia dell’Imprevisto.

Un imprevisto è la sola speranza.” Con questa citazione  la nostra Gemma commentava un post di qualche settimana fa sulla difficoltà. Ieri l’Amico Stefano Bataloni ha inviato questo biglietto d’auguri. Lo condivido con gli amici del Bar.

Per augurarvi ancora buon Natale ho trovato queste parole dell’amico don Luigi Maria Epicoco:

Il cristianesimo si poggia sua una serie fortunata di imprevisti. Il primo è la nascita di un bambino in una sperduta regione della Giudea. Nascere al tempo di Gesù era un gran rischio…
E’ il rischio che corrono ancora oggi tutti quei bambini che vengono al mondo in quelle regioni della terra dove la globalizzazione ha solo tolto le risorse ma non ha lasciato nessun confort e nessun segno di quella che noi oggi chiamiamo civilizzazione. I bambini poveri nascono non nelle cliniche, ma dove capita. Vengono al mondo per espulsione della natura e non per decisione di qualche parto cesareo. Gesù nasce così. Nasce povero, in uno sperduto villaggio della Giudea di nome Betlemme. E questo bambino non solo fin da subito combatte per restare in vita, nonostante sia nato in una stalla e adagiato in una mangiatoia. Questo bambino nasce già con addosso la taglia dei potenti del tempo. Continua a leggere

Lo sguardo non sia fisso sulla fine ma sull’inizio di ogni nuovo giorno.

Oggi su Avvenire, da e grazie a MARINA CORRADI. In piedi! Uno per uno: come ci è possibile, nelle Mani di Dio…

Caro Avvenire,

«finalmente ciascuno può decidere la propria fine». Giovedì 14 dicembre il Senato ha approvato una legge e io, quella stessa sera, ho terminato il pellegrinaggio per le case della parrocchia per la Benedizione natalizia. Ho incontrato molte persone: oriundi, nuovi italiani, vecchi, bambini, malati, atleti, sposati da anni, separati… e in ogni casa sono sempre stato colpito dalla prima occhiata all’apertura della porta. Dal primo sguardo si intuisce al volo che aria tira in una casa. L’inizio dell’incontro custodisce già il cuore di tutto. Alcuni non mi hanno aperto, altri mi aspettavano dal mattino, altri ancora avevano preso un giorno di ferie per  non mancare. Ho capito che il punto non è la fine, nemmeno quella della vita affidata alla sentenza di un giudice, ma l’inizio. Occorre avere un motivo per vivere, all’inizio di ogni giorno, al sorgere di qualsiasi prova, all’affacciarsi di una qualche sofferenza. L’alternativa, prima che essere l’eutanasia, sarà il vivere da morti. Questa legge descrive il modo con cui tante persone hanno deciso di affrontare il quotidiano, ma il veleno culturale che l’ha generata e che genererà potrà essere distrutto solo da un popolo di uomini e donne che preferirà iniziare piuttosto che finire, ogni giorno, anche oggi, perché l’Alfa e l’Omega è diventato uomo. 

don Simone Riva, Cinisello Balsamo (Mi)

 

C’è un’ansia che si sta impadronendo di non pochi e che si fa di tutto per amplificare come fosse di tutti: essere padroni della propria morte. Un’ansia di dire per tempo ‘non tenetemi in vita, in certe condizioni’, non curatemi, non nutritemi nemmeno. Ancora giovani e sani, e ben lontani dal raffigurarci quale sarà il nostro Continua a leggere

Lettera a Gesù Bambino.

Buon Natale a Tutti!

Auguri di ogni bene!

Fausto Corsetti

Caro Gesù Bambino,

lascia che ti scriva anch’io una letterina. In fondo, che cos’è una lettera a Gesù Bambino se non una preghiera di Natale, messa giù col cuore in mano e con i pensieri che si sono accumulati per un anno intero?
Quando arriva Natale, io sento una gran voglia di fare dei bilanci. In fondo è voglia di esame di coscienza o di memoria. Io quest’anno ho da portarti tanta sofferenza che è sbocciata attorno a me come l’erba gramigna; con la stessa rapidità si è infittita nel mio giardino e ha quasi soffocato roselline e petunie. Non ti parlo delle mie sofferenze, non voglio far la lagna con te. Ti parlo delle sofferenze che ho visto nascere attorno a me e per le quali non ho potuto fare nulla. Ho visto la Continua a leggere

Profumo di Natale.


Ecco la nuova interessante riflessione del nostro FAUSTO CORSETTI. Oggi ci parla, con il calore di toni che conosciamo, del calore, appunto del Natale. Bellissimo che usi il simbolo naturale dell’albero di nespolo. “Che annuncia l’inverno e parla di primavera”. Fausto, ci ringrazi dell’accoglienza: ma siamo noi ad esserti debitori… A presto, buon tutto a Te e a chi ti è caro!

Abbracciato alla casa, furtivamente, il nespolo si vestiva di minuscoli fiori bianchi. Un profumo frizzante di legna che crepitava e scintillava nel buio del camino; dalla vecchia cucina dei nonni un aroma dolce di caffè, latte e anice avviluppava l’aria di quei giorni…
Profumi antichi di irripetibili sensazioni, sapore di casa e di cose fatte di poco o di nulla. E’ la magia del Natale di ieri, con quell’atmosfera di pace e serenità che si consumava sui banchi di una chiesa e al calore di un interno di famiglia, popolata di parenti e amici, straripante di bambini.
C’era una volta questo Continua a leggere

I doni di Gesù Bambino.

don-camillo-ae-peppone-a-nataleAnche il post che segue è una perla, scelta dallo Scrigno della Memoria della nostra Antonietta Porro e già pubblicata sul Bollettino della Parrocchia di san Giulio in Barlassina.

ANTONIETTA PORRO

Non c’è nessuno, credo, che non abbia tra i suoi ricordi qualche episodio che lo riporti con piacere al Natale della sua infanzia. Sarà perché ci hanno raccontato che il Natale è la festa che riunisce insieme le famiglie o che a Natale ci si sente tutti più buoni: sta di fatto che il pensiero di un Natale già vissuto, meglio ancora se tanto tempo fa, suscita in noi un senso di nostalgia inesprimibile, come se volessimo riportarci indietro a quel Continua a leggere

Chi sono io perché Tu venga a me?

maria-e-gesu-bambinoAnche il post che segue è una perla, scelta dallo Scrigno della Memoria della nostra Antonietta Porro e in pubblicazione  sul Bollettino della Parrocchia di san Giulio in Barlassina. Grazie Antonietta per la tua testimonianza! Buon Natale anche a Te.

Da sempre amo le sorprese, a cominciare da quelle più più piccole, per rincorrere le quali la mattina di Pasqua scendevo in cucina appena sveglia, insieme a mio fratello, mentre i nostri genitori ancora dormivano, a guardare dentro l’uovo di cioccolato, aprendone sapientemente il fondo, così da poter recuperare gli oggettini di scarso valore (ma non agli occhi di un bambino!) che vi erano contenuti e ripristinare, alla fine, la confezione, lasciando l’uovo com’era al principio. Qualunque oggetto avessi trovato, mi piaceva, perché era nuovo, inatteso, non programmato, e in quanto tale era più bello.

L’altro giorno, poco dopo l’imbrunire, attraversavo la piazza; nella direzione opposta alla mia venivano, tenendosi per mano, una giovane mamma e la sua bambina Continua a leggere

Natale allo zenzero

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E’ la sera della Vigilia di Natale: prima di andare a Messa, l’esperto della canzone del Betania’s fa un salto al bar per gli immancabili auguri; e stavolta, quando entra, canticchia “per fare una canzone di Natale non basta un argomento natalizio, ma occorre un ingrediente più speciale: lo zenzero”.

Non mancano i commenti del gestore e dei clienti: “incredibile! Canti una canzone composta dopo l’anno 2000”. E lui allegro ribatte: “Caspita! Serve anche l’allegria e l’ironia di Elio”; ma poi l’esperto si fa improvvisamente serio: “Natale allo zenzero” m’è sempre piaciuta.. è allegra, orecchiabile.. provocatoria nel suo “ma chi l’avrebbe detto che lo zenzero in fondo è il vero fulcro del Natale, non il presepe non Gesù Bambino, ma lo zenzero!” Certo, Elio è provocatorio… ma appunto è Elio!

Non sapete cosa mi ha detto un amico circa una recita di Natale che ha visto alle scuole elementari: una recita che riguardava il confronto fra l’albero di Natale “vero” e quello di plastica; l’argomento della recita era l’ecosostenibilità ! Mi è tornato in mente qualche anno fa quando ho visto, nel paese dove lavoro, i bambini cantare davanti al presepe in piazza “lo stelliere”: orecchiabile, ma cosa c’entra col Natale?

Posso capire che occorra confrontarsi col “laicismo”.. ma qui si prende il Natale, lo si svuota e lo si riempie con tutt’altro!

Mi sto rendendo conto sempre più quanto il Natale non sia “scontato”, quanto sia grande questo dono e quanto rilievo occorra dare al tempo per prepararsi ad accoglierlo, con l’Avvento, e con la novena: com’è stata bella in parrocchia, con le domande, le riflessioni ed i sorrisi.

Ed allora, consci di questo, con Elio cantiamo “tanti auguroni allo zenzero” (e “diciamoci l’un l’altro eupepsia”).

Stefano Vanoli