Roma, 23 marzo 1986: inizia ufficialmente l’avventura delle Giornate Mondiali della Gioventù.
E da quel giorno, l’invito a “scoprire e a seguire Cristo: Via, Verità e Vita”, lanciato dai Pontefici che si sono succeduti in questi 30 anni sulla cattedra di Pietro, è sempre stato raccolto con grande entusiasmo e partecipazione dai giovani di tutti i continenti.
Ma cosa ha spinto, e spinge tuttora, migliaia di giovani a viaggiare per raggiungere posti anche lontani per un raduno? Quale il segreto di questo “fenomeno”?
Probabilmente tante e diverse ragioni, quanti sono i giovani che vi hanno partecipato.
Da parte mia vi posso raccontare la mia esperienza, quella della XVII GMG:
Toronto, 23-28 luglio 2002 …
Cercherò di descrivere quanto ho vissuto con 7 parole chiave; eccovele …
CROCE – è la stessa croce che Giovanni Paolo II, al termine dell’Anno Santo del 1984, aveva consegnato ai giovani con queste parole: “Carissimi giovani, affido a voi la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità”; è quella stessa croce che in tutti questi anni, ha fatto il giro del mondo portando in ogni angolo della Terra il messaggio cristiano: la fede in un Dio fatto uomo, morto e risorto per ogni singolo uomo.
PAROLA – ogni anno, come slogan, un versetto delle Scritture a sottolineare che la risposta alle domande dell’uomo di ogni tempo, alle mie domande, è lì in quelle pagine, dove le parole diventano Parola viva e da vivere nel quotidiano.
ACCOGLIENZA – quella che riservano i “padroni di casa” a tutti i giovani pellegrini: ci aprono letteralmente le porte delle loro case per offrirci non solo un letto e un pasto caldo, ma il tepore dei loro affetti familiari, per farci sentire, anche al di là dell’oceano, a casa.
FIDUCIA – la fiducia che Giovanni Paolo II prima, Benedetto XVI e Francesco poi, hanno sempre dimostrato verso i giovani; anche io, come tanti altri, mi sono sentita capita e amata da quel vecchio Papa, carico di anni ma ancora giovane dentro e ho sentito forte il desiderio di essere parte attiva del “popolo delle Beatitudini”.
IMPEGNO – da una fiducia così tenace e incrollabile non può che sgorgare il desiderio di impegnarsi per essere protagonisti della propria vita e di giocarsi nel proprio vissuto quotidiano, nei luoghi ordinari dell’esistenza, dal posto di lavoro ai banchi dell’università, a casa e in parrocchia, perché un cristiano deve vivere la propria fede 24 ore al giorno.
COMUNITA’ – questo è stato sicuramente il grande dono della GMG: l’esperienza forte di comunità, non solo di quella decanale, ma di quella comunità universale che è la Chiesa: mi sono ritrovata a pensare: “Però non siamo mica pochi!”.
MEMORIA – ovvero il ricordo fatto presente, il ricordo che diventa dono e si attualizza nell’oggi; quanti semi sono stati sparsi in quei giorni! Alcuni hanno dato subito frutto (e penso all’entusiasmo una volta tornata alla base), altri hanno cominciato a fiorire, piano piano e al tempo giusto, anche a diversi anni di distanza.
Non mi resta che augurare a tutti i giovani che quest’anno andranno a Cracovia …
BUONA GMG!