Nostalgia canaglia

Pensieri di fine anno.

Spesso mi prende un po’ di nostalgia.

Leggo dal Corriere della Sera il fondo di Massimo Gramellini che mi rassicura:

non c’è nulla di sbagliato nell’essere nostalgici. La nostalgia scalda il cuore. È stato dimostrato che chi la prova sopporta meglio il freddo.”

Bene, allora posso star tranquilla. E invece…

la nostalgia funziona se è uno strumento, non un traguardo, un modello e non un rifugio. La nostalgia semplifica, restituendoti nel ricordo una realtà depurata dalle tensioni, quindi deformata.”

Non va respinta o schiacciata la nostalgia, ma forse ridimensionata, per meglio vivere il presente.

Infatti l’augurio di Gramellini si chiude così: “il contrario della nostalgia è la consapevolezza di vivere immersi nel presente.”

Nel presente!

Ecco, vado a vivere il presente.

Una promessa non è vera se non è mantenuta

Promessa, nel senso di dare la parola a qualcuno riguardo a qualcosa, deriva dal latino pro (avanti, alla presenza di) e mittere (porre, mandare).
È un impegno, che, se preso sul serio, ha un forte impatto relazionale tra chi promette e chi riceve la promessa.
Chi promette dona qualcosa di sé e chi riceve ‘accoglie’ l’altro, nel senso che è pronto a scommettere su di lui.
Così si costruisce la fiducia. Che è tutto.
Se la promessa non è mantenuta, si vive un ‘tradimento’ e la fiducia viene in qualche modo scalfita.
Abituarsi a promettere e…a mantenere (!) è un compito arduo, ma di certo dà alla propria vita una spinta vitale, allena all’impegno, alla cura delle relazioni, alla cautela nel parlare.

Se i fatti contraddicono la teoria, tanto peggio per i fatti

In una dissertazione sull’orbita dei pianeti, Hegel sostenne in modo categorico che i pianeti del sistema solare erano sei e non potevano essere più di sei, per ragioni legate alla sua idea metafisica dell’universo.

Quando seppe che già parecchi anni prima un astronomo inglese aveva scoperto il settimo pianeta, cioè Urano, reagì seccato e disse una frase che è diventata famosa: “se i fatti contraddicono la teoria, tanto peggio per i fatti”.

PS. Lo capisco, povero Hegel. Quante volte cadiamo in inganno…!

I fatti? Non contano

Fine d’anno; i giornali ripercorrono i fatti memorabili di questo 2016 che ci lasciamo alle spalle, le notizie più lette, le bufale circolate in rete.
Sì, avete capito bene, ormai si contano anche le bufale, perché sempre più si fa fatica a distinguere i fatti dalle opinioni. O forse i fatti non interessano più.
Osservava acutamente uno studioso intervistato a Radio24 che c’è poco da sperare da un popolo che se deve fare una ricerca sulla mafia, va a guardarsi Il Padrino o Gomorra, se vuol conoscere la storia del fascismo si legge gli scritti di un giornalista come Pansa e… se vuol sapere chi era il Gesù di Nazaret va a prendersi l’ultimo libro di Dan Brown.
Purché sia semplice, attraente, facile.
Se una certa notizia è vera, non importa più a nessuno.
“Tucidide – se pensiamo agli antichi di cui lo studioso di cui sopra è esperto – non sarebbe invitato in uno dei talk shows di oggi.”

Il valore dell’istruzione

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Ho sempre creduto molto nel valore dell’istruzione; forse un po’ idealista, continuo a credere che sia uno strumento di crescita personale e sociale insostituibile.

E oggi, in un’Europa alle prese col fenomeno epocale dei migranti, fattore importante di integrazione e inclusione.

Per questo reagisco di fronte all’articolo che leggo dal Corriere della Sera di ieri, venerdì 9 novembre, dove a pagina 12 si riportano le parole di un’intervista a Marine Le Pen, leader del Front National francese.

Ella spiega che, se eletta presidente (l’anno prossimo si vota in Francia) chiederà che “non vengano più scolarizzati i figli dei clandestini, perché questo incoraggia l’immigrazione e non c’è alcuna ragione che i francesi sopportino il carico finanziario…”.

Non siamo nel 1933, neppure nel 1938, ma queste frasi hanno un qualcosa di inquietante….(!)