Omelia di mons. De Scalzi per le prime Comunioni.

Venite-e-Vedrete2-copia«Oggi 24 aprile per la Comunità di Regina Pacis è un giorno importante: un gruppo di ragazzi vengono introdotti all’intimità con Gesù, nel suo più alto Mistero che è l’Eucaristia. Da questa domenica e per tutte le domeniche non sarete più semplicemente spettatori di quello che facevano gli adulti. Quante volte li avete guardati mentre ricevevano la Comunione… Ma voi stessi avrete il diritto di ricevere Gesù. Ogni volta che lo vorrete e ne sarete degni, perché preparati. In tanti aspettavamo questo giorno, per godere insieme di tanta innocenza, bellezza interiore, che traspare da questi ragazzi e ragazze; bellezza anche esteriore: di occhi, di volti, di ragazzi felici. Di visioni come queste abbiamo bisogno tutti. Specie noi adulti. E soprattutto di questi tempi in cui i mezzi di comunicazione sociale ci portano a conoscenza di tante cose tristi di cui spesso sono vittime innocenze gli stessi ragazzi. La visione che abbiamo davanti a noi ci ripaga dei sacrifici che papà, mamma, sacerdoti e catechisti hanno compiuto.Guardandoli ad uno ad uno mi torna alla mente la beatitudine evangelica che dice:”Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. E i puri di cuore quest’oggi sono proprio questi ragazzi. A loro Dio dà di intuire, in maniera misteriosa, qualcosa del Suo Mistero. E mi viene spontaneo allora dire con Gesù:”Ti ringrazio Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti ma ai piccoli, ai semplici di cuore, le hai rivelate.” E guardando questi ragazzi noi avveriamo che c’è ancora tanta possibilità di bene, che la virtù esiste ancora, che si può ancora investire positivamente sul domani di questi ragazzi. Voglio ringraziare soprattutto i genitori che hanno seguito i loro figli nel cammino di avvicinamento a questo giorno collaborando con la comunità cristiana e le catechiste. Affermare come talora accade che i genitori sono dei missionari nei confronti del loro compito educativo mi sembra una cosa ingenerosa. Per fortuna sono ancora molte le famiglie che oggi vivono una relazione educativa profonda con i loro figli,  e non solo sul piano umano ma anche su quello dell’educazione cristiana. Ringrazio le catechiste, i sacerdoti e un grazie particolare vorrei riservare ai nonni. Gente importante i nonni, ragazzi! Perché molti di voi trovano ancora in loro dei maestri di umanità e di fede. Bisogna voler bene ai nonni! E a voi ragazzi dico: siate consapevoli di quale grande Amico si accompagni oggi alla vostra vita, come quell’Amico, Gesù, che si è accompagnato ai due discepoli di Emmaus, di cui abbiamo letto, e che ha riscaldato i loro cuori. Non è semplicemente una persona importante, forte: è nientemeno che Gesù, il Figlio di Dio! E nei momenti belli e di difficoltà che la vita vi riserverà il Signore sia per voi l’amico più fedele, il pane del cammino che dà vigore. Sì: l’Eucaristia è la forza più grande che vi accompagnerà nella vita perché è Gesù stesso che si affianca fisicamente, potremmo dire realmente, alla vostra esistenza. Gesù è l’Amico che a voi sarà sempre fedele. Si tratta allora di fare amicizia con Lui, di vivere con Lui una profonda comunione. (…) Fare la Comunione è ricevere l’Ostia, il Pane. Fare Comunione vuol dire fare Amicizia con Gesù, parlarGli, raccontarGli. Genitori, i vostri figli oggi vi fanno tornare indietro nel tempo, facendo memoria di quando anche noi grandi ci siamo accostati alla nostra prima Comunione. Con quella stessa fede, e forse liberi da quelle mancanze che a volte, nel tempo, sono venute ad appesantire il nostro cuore. Vorrei che vi nascesse in cuore una domanda:”Che cosa è seguito a quel giorno, la nostra fede è realtà ancora viva nella nostra esistenza? Che la comunione di tuo figlio, di tua figlia sia un’occasione splendida per te, genitore, di riscoprire la tua fede. E ritrovare il coraggio di trasmetterla insieme con la vita che tu gli hai donato. Che tu abbia a dare ai tuoi figli, avendogli donato la vita, le ragioni che rendono la vita dei tuoi figli bella e degna di essere vissuta: tra queste, in primis, la fede. In giorni come questi qualche proposito va fatto; ragazzi. Ho pensato che potremmo valorizzare due gesti quotidiani che hanno, secondo me. un grande valore educativo. Non sempre sarà possibile realizzarli ma tendervi, sì. Proporrei di fare questi due gesti: sedersi insieme a tavola qualche volta in più per ascoltarsi, per raccontarsi. Verrà il tempo in cui non sarà più possibile perché i figli diventeranno grandi, partiranno. Questi momenti vissuti insieme però rimarranno nella loro esistenza un ricordo piacevole e grato. Non per nulla il mangiare insieme in latino si dice convivium: vivere insieme. Capisco che ci siano tante difficoltà oggi: papà arriva tardi, la mamma… ma come è bello trovarsi attorno alla tavola come facciamo anche per l’Eucaristia e raccontarsi e dirsi. E attraverso le parole passa l’affetto, i valori. Facciamolo qualche volta in più, non chiedo tanto. Il secondo gesto: le preghiere della sera insieme, genitori e figli, brevi, brevissime. Con lo stile della revisione di vita della giornata per dire oggi come abbiamo vissuto. Anche qui: finché si può. Poi sarà sufficiente ricordare ai figli di dirle, le preghiere. Quando fatti grandi saranno lasciate a loro. E’ questo il momento che aiuta a crescere bene, umanamente e cristianamente.»

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