Scomoda responsabilità e permanente distrazione

… qualcosa incagliato nell’anima di Raymond Carver, in quella maledetta lavanderia a gettoni:

“pensando a quel momento, però, ricordo che anche in quel senso di confusa frustrazione che quasi mi portava alle lacrime, nulla – e dico davvero – nulla di quanto mi era mai successo nella vita, poteva anche solo avvicinarsi, poteva essere così importante per me, poteva essere di un rilievo pari al fatto che avevo due figli. E che li avrei sempre avuti e sempre mi sarei trovato in questa posizione di scomoda responsabilità e permanente distrazione.”

Pagine da rileggere.. dopo l’ennesimo articolo sull’inverno demografico italiano.

 

Trucchi e bellezza del cuore.

Ringraziamo di vero… cuore per la bella e sempre attesa presenza di Fausto al Bar.

Un volto amabile, una persona gentile, un gesto bello, una casa accogliente… sono i sentieri attraverso cui, a volte, ci giungono attimi di felicità.
Quante volte ci è capitato che un volto gentile ci ha illuminato tutta la giornata? Magari ci è accaduto nel posto più impensato: a scuola, in ufficio, in un negozio, in tram, in chiesa, per la strada. Che sollievo trovare un volto sorridente!
E’ una delle prime cose che il mio “Don” ha detto appena entrato in parrocchia. Purtroppo capita sempre meno di quanto noi ne abbiamo bisogno.
Il trucco “cosmetico” delle ragazze, se è ben fatto, può aiutare, ma non basta. Due occhi “truccati” possono suscitare una bella impressione quando sono guardati da lontano, ma da vicino la loro bellezza e luminosità possono nascere soltanto da “dentro”. Due occhi “buoni e luminosi”, che illuminano l’ambiente e danno gioia a chi li guarda, possono nascere solo dal “cuore”, perché la vera bellezza nasce “dentro”.
Vogliamo essere un dono per gli altri? Vogliamo portare un po’ di luce dove viviamo? Vogliamo rendere più bella la vita nostra e degli altri? Riformiamo il nostro “dentro” con quello che può illuminare lo sguardo: i sentimenti.
La gentilezza, la cortesia, la capacità di ascoltare gli altri, di essere solidali, l’attenzione… sono il “trucco” che fa luminoso il nostro sguardo e fa dire a chi esce da casa: “Oggi spero di incontrare persone che mi aprano gli occhi e il cuore”.

Un caro affettuoso abbraccio.

Fausto

Chi non lo fa.

Chi sa fare il bene e non lo fa commette peccato.
Gc 4,17

Scegliere i poveri non vuol dire organizzare l’assistenzialismo, moltiplicare i pacchi dono, allestire soccorsi d’emergenza, tamponare le falle della miseria con i mantelli della beneficenza, coprire con le toppe della carità gli strappi della giustizia. Ci vuole anche questo, intendiamoci. Anzi, verso certi sapienti in vena di sentenze, i quali dicono che a chi chiede un pesce devi dare la canna per pescare e non un pesce bello e fritto, dobbiamo ricordare che non tutti sono in grado di reggere la canna.

Però, chiaramente, amare il fratello non significa assisterlo, significa promuoverlo. Ecco allora che  dovrebbe scattare un impegno grosso: quello della coscientizzazione dei più poveri, dell’accoglienza, dell’amorosa cintura d’assedio. Stiamo assistendo impotenti a un riflusso di antiche povertà, che si vanno radicalizzando in modo preoccupante perfino nelle fasce della prima fanciullezza: fuga dalla scuola dell’obbligo, furti e scippi da piccolo cabotaggio, moltiplicarsi di violenza gratuite, riproposizione di forme d’accattonaggio preadolescenziale… sono segni di una necrosi sociale che trova nei bambini le valvole più deboli.

Ecco qui il discernimento, l’intelligenza tattica delle nostre comunità cristiane, che non sono chiamate tanto ad allestire mense, ma ad aggiungere posti a tavola.

mons. Tonino Bello

Ascensione del Signore per don Giacomo Rossi.

Link alle Letture

Nel 1961 i sovietici riuscirono per la prima volta a mandare un uomo nello spazio. Forse il primo cosmonauta Gagarin o forse la propaganda anti-religiosa sovietica fece dire: “non vedo nessun Dio quassù”. Si voleva così dire che i cieli che preghiamo e dove il Signore è asceso fossero in realtà vuoti. L’altezza a cui tende la nostra vita, ciò che ci sta davanti oltre le nuvole, è solo spazio vuoto e freddo: non c’è un abbraccio che ci attende, non c’è un uomo (con tutte le sofferenze di un uomo vero) ad aspettarci. Assurdo: come se avessimo bisogno di andare nello spazio per confutare o dimostrare Dio? Come se i cieli fossero soltanto il “sopra le nuvole”.
Eppure, nella realtà, neanche per gli astronauti “i cieli” sono solo spazi freddi e vuoti sopra le nuvole, ma hanno un loro significato simbolico, metaforico e reale al tempo stesso. Insomma, questo spazio sopra di noi significa qualcosa? Certamente simbolicamente ci affascina e ci incanta, ben oltre lo spazio fisico.

Ora pare che lo conosciamo benissimo: ci mandiamo satelliti e lo esploriamo, eppure “i cieli” restano sempre “oltre” e “al di sopra”, continuando a farci spostare sempre più in là il nostro desiderio di vedere. E non sarà un caso che nel 1969, quando Buzz Aldrin metteva piede sulla Luna per la prima volta, dopo il suo compagno, durante un momento di silenzio decise di fare la comunione e bere il vino consacrato e l’ostia che dalla terra si era portato: “ho versato il vino nel calice che la chiesa mi aveva consegnato. Con la gravità pari ad 1/6 di quella terrestre il vino Continua a leggere

Il percorso che accende la Vita. Con Dante e Mina.

Una vita. Sconsolata da cui si vorrebbe fuggire.
D’improvviso l’irruzione di una presenza, una Presenza, questo Tu: “ma arrivi tu”, la rende completamente nuova, la rende gioiosa e così vera da far emergere la grande domanda che è: “Ti chiedo solo se mi perdoni”.
In questo c’è tutto il percorso della Divina Commedia. (Franco Nembrini)

La mente torna di Lucio Battisti – Mogol 1972

La mente va
Dove va
Chissà
Mi sento donna così
Come mai
Fuori c ‘è un mondo che
Ormai
Mi aspetta
Io lo so
Io voglio vivere
Anche per me,
Scoprire quel che c’è
Io voglio
Apro già la porta ma
Arrivi tu
La mente torna
Il cuore mio
Quasi si ferma
E intorno a me
Lo spazio immenso
Che persino io
Non ho più senso
Arrivi tu
Il mondo è acceso
Quello che era mio
Tu l’hai già preso
Non ci son più per me
Esitazioni
Ti chiedo solo se mi perdoni

Non mi saluti
Ti siedi
E poi
Apri il giornale
Non guardi più me
Mi lasci sola così
Perché io volo senza te
Io voglio vivere
Anche per me
Scoprire quel che c’è
Io voglio
Sono già decisa ma
Mi parli tu
La mente torna
Il cuore mio
Quasi si ferma
E intorno a me
Lo spazio è immenso
Che persino io
Non ho più senso

Mi parli tu
Il mondo è acceso
Quello che era mio
Tu l’hai già preso
Non ci son più per me
Esitazioni
Ti chiedo solo
Se mi perdoni

Vi racconto la bellezza dell’educare.

Ci piacerebbe dire che la cifra del nostro blog sia nei termini bellezza ed educazione…
Naturalmente si tratterebbe di millantato credito.
Ma che bello avere amici come Franco Nembrini che dell’educazione ha fatto la propria missione e testimonianza.
Oggi, qui, ci parla del mare.
Ricordo che mia nonna, che al mare c’è stata, mi pare, due o tre volte a Rimini e a Grado, mi raccomandava di stare in riva al mare, specialmente nei giorni di burrasca, e respirare profondo perché c’è lo iodio. Ecco: oggi Nembrini ci parla, in qualche modo, di quanto faccia bene lo iodio.

“Educare è dare testimonianza di una felicità, ora, e che viene da una Storia di cui siamo protagonisti.”

Verrà un giorno!…

Padre Cristoforo a don Rodrigo. Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” cap. VI  

…A siffatta proposta, l’indegnazione del frate, rattenuta a stento fin allora, traboccò. Tutti que’ bei proponimenti di prudenza e di pazienza andarono in fumo: l’uomo vecchio si trovò d’accordo col nuovo; e, in que’ casi, fra Cristoforo valeva veramente per due.
– La vostra protezione! – esclamò, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull’anca, alzando la sinistra con l’indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati: – la vostra protezione! È meglio che abbiate parlato così, che abbiate fatta a me una tale proposta. Avete colmata la misura; e non vi temo più.
– Come parli, frate?…
– Parlo come si parla a chi è abbandonato da Dio, e non può più far paura. La vostra protezione! Sapevo bene che quella innocente è sotto la protezione di Dio; ma voi, voi me lo fate sentire ora, con tanta certezza, che non ho più bisogno di riguardi a parlarvene. Lucia, dico: vedete come io pronunzio questo nome con la fronte alta, e con gli occhi immobili.
– Come! in questa casa…!
– Ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avrà riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri. Voi avete creduto che Dio abbia fatta una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla! Voi avete creduto che Dio non saprebbe difenderla! Voi avete disprezzato il suo avviso! Vi siete giudicato. Il cuore di Faraone era indurito quanto il vostro [3]; e Dio ha saputo spezzarlo. Lucia è sicura da voi: ve lo dico io povero frate; e in quanto a voi, sentite bene quel ch’io vi prometto. Verrà un giorno…

San Giovanni Paolo Magno ai mafiosi, Valle dei Templi, 9 maggio 1993