Disposti.

 “Il suo rifiuto di abbandonare Cristo ci interroga”.

E’ scandalosa la persecuzione dei Cristiani nel mondo, Ancora oggi.

Come suggerisce Antonio è ancora più “scandalosa” la fede incondizionata e resistente ad ogni prova che Asia Bibi, suo malgrado, sbatte in faccia al mondo da nove anni. La questione, oggi, è che Lei è libera, con tutti i problemi che anche questo nuovo stato procurerà a Lei e chissà a quanti altri.

Il problema, il mio problema, è che non mi sento altrettanto libero. Proprio per nulla…

Berlicche

Asia Bibi, condannata a morte in Pakistan per blasfemia quando la sua colpa era in realtà essere cattolica, è stata assolta, dopo più di nove anni, dalla Corte Suprema di quel paese. La sua situazione è ancora pericolosa, dato che i fondamentalisti islamici che hanno minacciato e ucciso chiunque avesse preso le sue difese, ministri compresi, hanno messo una forte taglia sulla sua testa.

Asia Bibi è una martire, nel senso etimologico del termine: una testimone di quanto la fede può fare, di quanto può esigere in termini di sacrificio. Dieci anni nelle carceri più dure, in isolamento, lontano dai figli, per non pronunciare quell’abiura che l’avrebbe liberata. Il suo rifiuto di abbandonare Cristo ci interroga. Il nostro cristianesimo fatto di morali e di superfluo, di canzoncine e parole d’ordine, reggerebbe una simile prova?
Noi che stiamo zitti davanti alla macchinetta del caffè, parleremmo in un aula di tribunale? O…

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In confidenza.

Un affettuoso abbraccio a Voi tutti, carissimi amici, con l’augurio di ogni bene.
Fausto Corsetti

“Non bisogna mai confidare un segreto a nessuno. Perché se lo confidi ai tuoi tre amici più fidati anche ciascuno di loro, poi, ha tre amici che sono la discrezione in persona, e così quelli che lo vengono a sapere sono nove. Al passaggio successivo diventano ventisette e in breve tempo il segreto viene rivelato a un numero di persone che cresce – letteralmente – in maniera esponenziale”.
Questo, in sintesi, il consiglio del mio carissimo zio Umberto, ormai scomparso, contabile in quelle che un tempo erano le “Ferrovie dello Stato”: dal posto di lavoro gli veniva la conoscenza delle umane faccende; dagli studi tecnici la familiarità con cui trattava i numeri elevati a potenza.
La confidenza è qualcosa che non si dovrebbe mai violare non solo Continua a leggere

La giornata delle vacche

Facciamo in modo che non sia proprio così…

Berlicche

Non so vi è mai capitato di osservare una mucca.
Quando vado in montagna mi capita talvolta di pasare in mezzo ad una mandria. Le vacche mi guardano passare, fissandomi con sguardo che si può proprio dire bovino. E mi sono trovato spesso a chiedermi: ma cosa desiderano? Cosa sperano? Questo panorama, questi monti, quest’aria, quest’erba, cosa sono per loro? Vedono una bellezza? La riconoscono? Si chiedono da dove venga, quale sia lo scopo della loro esistenza? Hanno coscienza, o idea, di qualcosa di più alto dell’erba e del cielo?
Mentre ruminano, placide, mese dopo mese, mangiano bevono defecano dormono mangiano e via andare, durante tutte quelle mattine vuote, elaborano na loro silenziosa filosofia? Hanno speranza?
Ma non brillano quegli occhi. Pare che tutta la loro vita trascorra senza una domanda, senza uno scopo. Arriverà in un’ora che non sanno la lama del macellaio, e sarà un giorno come gli…

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Ognuno come lui.

Avvenire di oggi. E Marina Corradi ancora in gran forma. Da che so che scrive le sue “pillole” (di più: uno sciroppo) quotidiane, non me ne perdo una dose. Non commento: trascrivo solo le ultime parole. Un catechismo. Misericordia significa “con viscere materne”. Guardare con viscere materne. Scorgendo ancora, dietro alla durezza degli uomini, il figlio inerme che un giorno sono stati.

In una mattina del puerperio, quelle prime mattine sospese in un limbo di ninne nanna dal carillon e profumo di borotalco, me ne stavo alla finestra con lui in braccio. Si era infine addormentato. Com’era inerme, com’era ignaro del mondo in cui era arrivato. Ma d’improvviso mi attraversò un pensiero: tutti gli uomini venuti al mondo nei millenni erano un giorno stati come quel mio figlio, bambini avvinti alle braccia materne. Tutti: dittatori, strozzini, assassini erano stati un giorno così. Mi sbalordì la distanza fra quell’innocenza e il male. Sapevo che in ogni uomo che nasce c’è un’ombra, un antico marchio. Ma era così abbandonato il sonno di Pietro, così innocente, che un moto di tenerezza mi si allargò nel cuore non solo per lui, ma per tutti: per tutti gli uomini a me sconosciuti, per tutti i soldati caduti al fronte, e anche per i vagabondi, i miserabili, gli omicidi, i ladri. Perché avevo capito che tutti erano stati un giorno come mio figlio. Mi sbalordì questa nuova, strana pietà, che non avevo mai provato prima. Come se attraverso mio figlio avessi d’improvviso intuito che cos’è la misericordia. Misericordia significa “con viscere materne”. Guardare con viscere materne. Scorgendo ancora, dietro alla durezza degli uomini, il figlio inerme che un giorno sono stati.

Lei, che aspettava.

E’ la nostra Marina Corradi, è Avvenire di sabato scorso. E’ la storia vera di Tempi duri. E’ una corrispondenza, una maternità, o paternità – che importa? La questione dirimente è il “sentirsi figli”. Dirimente tra il lasciarsi andare e la resilienza. Ancora grazie a Marina Corradi!

Era arrivata a Parma, ragazza, dall’Appennino. Era una donna semplice, sapeva leggere e scrivere. Aveva avuto tre figli: due femmine e un maschio, mio padre. Era rimasta una montanara, di poche parole. Ma un legame fortissimo la legava al primogenito. E adesso che i miei figli sono grandi mi immagino cosa fu, per mia nonna, veder partire mio padre per il fronte russo. Come la lama di un coltello nel cuore. Lui, magari, era fiero e eccitato, ignaro del massacro cui veniva mandato. Ma lei, aveva già avuto il marito in guerra, sul Piave; e sapeva, quanti non erano tornati. Quanto pregò per quel suo ragazzo partito per un’inimmaginabile lontananza? Alla radio dicevano di vittoriose avanzate. Mia nonna taceva. Donna di fede, me la immagino pregare. Mentre puliva la casa, mentre lavorava nell’orto o cucinava, un muto a tu per tu con la Madonna, un testardo implorare: fallo tornare. Sul Don venne l’inverno, e la disfatta. Con migliaia di altri mio padre intraprese la Ritirata. (Quelle ombre nere nella neve, claudicanti, miserabili, nelle foto dal fronte mi atterriscono). Scrisse mio padre che, sfinito, aveva avuto voglia di lasciarsi andare: «Solo il pensiero del dolore che ne sarebbe derivato a mia madre mi costrinse a continuare a camminare». Solo il sapersi figlio, e atteso, lo costrinse a vivere.