Mai soli!

Leonardo: “Testa della Vergine” 1510 ca. Metropolitan Museum of Art

Ci scrive la nostra Antonietta. Un’apertura straordinaria del Suo Scrigno della Memoria. Ci piace perché da fatti semplici, umani, quotidiani, lieti o dolorosi trae, attraverso un lessico… famigliare, autentiche, inaspettate lezioni di Vita.

E GRAZIE!

27 giugno 2017
Oggi saranno celebrati i funerali di Paola, moglie, mamma, nonna, suocera, amica. Non ho conosciuto personalmente Paola, ma conosco S., sua figlia, M., suo genero, e alcuni dei loro figlioli. Con loro ho condiviso spiritualmente il percorso di accompagnamento a Paola verso il suo Destino, imparando attraverso i loro racconti (e rievocando la medesima esperienza accadutami tempo fa) cosa significhi accompagnare una persona cara verso l’esito che umanamente appare come il meno desiderabile. E certamente lo è, perché noi non siamo fatti per un destino con la d minuscola: il dolore per il distacco fisico, l’invitabile vuoto della separazione, il rifiuto che istintivamente proviamo nei confronti della morte intesa come una fine ci fanno capire che non è per quello che siamo stati fatti. Non può finire così, non è umano.
Paola e la sua famiglia hanno vissuto queste settimane, questi mesi, nella consapevolezza che l’esito inevitabile non rappresenta la fine. Ci hanno indicato come si muore e come si accompagna alla morte.
Ma c’è di più. In queste settimane ho ascoltato racconti pieni della sollecitudine premurosa di una famiglia, di apprensione, anche, ma soprattutto di serenità. Ho sentito di giovani nipoti che passavano il loro tempo a fare compagnia alla nonna. Ho sentito della gratitudine lieta di Paola per un sughetto col tonno preparato dalla figlia, per la sua macchina per cucire messa a nuovo (pur nella consapevolezza che non sarebbe mai stata usata). Ho sentito del suo grazie di fronte al sorriso dei suoi visitatori e dei suoi cari. Ho imparato che la vita è fatta di un numero infinito di piccoli grandi regali, nessuno dei quali ci è dovuto, ma di fronte ai quali non possiamo che ringraziare, fino all’ultimo alito di vita. Ho imparato che vivere è ringraziare, per il sole, per la luna, per le stelle, e anche per sorella morte. Grazie dunque, a Paola e alla sua famiglia, perché non ci hanno indicato solo come si muore, ma anche e soprattutto come si vive.

4 pensieri su “Mai soli!

  1. Grazie anche per questa testimonianza di vita che in Paola ha significato Amore . Anche da lei possiamo imparare a guardare all’Essenziale : A Gesu’ ! A non sciupare un’istante della ns esistenza.

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  2. Una testimonianza molto bella, piena di fede che dovremmo fare nostra. Cercherò personalmente di “allenarmi” sempre di più a considerare la partenza da questo mondo come l’inizio della vera vita.

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  3. un passo dell’omelia di Don Fabio mi ha colpito. non riesco a riportare perfettamente le parole, ma spero il concetto:
    per Paola l’importante era esserci, nella vita …. ed è così quando la Vita ti scoppia dentro.
    bellissimo.
    ho incontrato poco Paola, ma la sua famiglia è una testimonianza concreta di queste parole.
    stupendo.

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  4. Mia madre non c’è più. Una parola rimbomba, simile a un’ombra scura nella mente, quando non ti aspetti di sentirla.
    Ricordo il dolore associato ad essa come tanti piccoli spilli che penetrano ogni parte del corpo e lì si fermano, andando sempre più a fondo a ogni respiro, a ogni pensiero nostalgico.
    Dovrò imparare a chiamarla con il suo nome. La ripeto ancora, quella parola, eppure non riesco mai a darle forma. La morte.
    Ricordo come sia inevitabile ricordare. Ripensare ai momenti straordinari passati insieme, scintille di un passato che ora bruciano sulla pelle, perché ogni ora, ogni giorno, ogni mese la ferita di quella perdita continua ad aprirsi, e la voragine si allarga.
    La morte sa raggiungere gli abissi dell’anima, infrangendo tutti gli apparati razionali, e a maggior ragione quelli consolatori che non vogliono vedere quello che è lì davanti: il silenzio eterno di tutte le parole, di tutti i suoni, di tutti i profumi.
    La morte è poesia inespressa.
    La poesia cerca la parola ma non riesce a darle forma. Perché la parola è il linguaggio dei vivi, e al silenzio eterno manca il linguaggio.
    Eppure quel silenzio risuona dentro di noi: ma, senza parola, questa risonanza che fuggevolmente da lontano ci sfiora, la lasciamo nell’inespresso, e lì custodita.
    Anche alla custodia dobbiamo essere grati. E’ una forma di fedeltà a tutto ciò che con lui o con lei abbiamo vissuto, e che non possiamo sradicare se non sradicando noi stessi dalla nostra vita.
    E il tempo non consola, perché è un tempo che testimonia solo il silenzio dell’altro e l’inadeguatezza di tutte le voci che vogliono sovrastarlo. E allora, se vogliamo evitare la profanazione sottesa a quelle voci, dobbiamo andare alla ricerca del linguaggio capace di corrispondere a quel silenzio. E’ un linguaggio che non dice, ma che sa prendere dimora in quell’atmosfera evocativa che solo la poesia sa creare, quando non è biografia ma metafora della condizione umana.
    E allora il silenzio eterno comincia a parlare non con i ricordi, che proprio perché ricordi sono sempre struggenti, ma creando quell’atmosfera interiore insolita, fino ad allora ignota, che chi se ne è andato ci dona, invitandoci a prendere dimora: la nostra nuova dimora.
    L’addio non è mai davvero e fino in fondo un addio.

    SILENZIOSA SORELLA MORTE

    di Fausto Corsetti

    Cari Amici, vogliamoci bene! Un saluto fraterno.

    Fausto

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